Yemen. La pace adesso è possibile

Agenzia Dire

La tregua non alimenta solo la speranza ma porta anche cambiamenti immediati nella vita quotidiana: il numero delle vittime civili si è ridotto delle metà, mentre con l’arrivo della benzina tante persone non sono più costrette a file chilometriche ai distributori“. Jasmin Lavoie, portavoce dell’ong Norwegian Refugee Council (Nrc), parla con l’agenzia Dire da Sanaa.
Il suo è un commento all’accordo ad Amman, in Giordania, per una proroga del cessate-il-fuoco di due mesi che era entrato in vigore ad aprile in coincidenza con l’inizio del mese islamico del Ramadan. Dal 2014 in Yemen si combattono ribelli delle comunità Houthi, che controllano la capitale e sono ritenuti alleati dell’Iran, e forze fedeli al governo, sostenuto da una coalizione militare a guida saudita. Le vittime, in quella che l’Onu ha definito in passato “la più grave catastrofe umanitaria”, sono state migliaia.
Ad aprile l’entrata in vigore della tregua aveva preceduto di pochi giorni le dimissioni del capo di Stato Abdrabbuh Mansur Hadi, che ha trasferito i suoi poteri al Consiglio di leadership presidenziale, diretto da Rashad al-Alimi.
Il rinnovo dell’accordo è una notizia eccellente, che mostra la serietà dell’impegno di tutte le parti per trovare una soluzione“, dice Lavoie. “È anche la dimostrazione che i negoziati, pur tra mille difficoltà, possono offrire opzioni reali per porre fine al conflitto“.
Secondo il responsabile del Norwegian Refugee Council, un’organizzazione con base a Oslo e progetti per l’inclusione sociale e il sostegno ai rifugiati in decine di Paesi, “la sfida principale oggi è trovare il modo di assicurare la riapertura delle strade e dei collegamenti per e dalla regione di Taiz, oltre che con altre zone dello Yemen“.
Tra i risultati ottenuti grazie ai negoziati, Levoie cita anzitutto la riduzione del numero delle vittime civili, “che negli ultimi due mesi sono state circa il 50 per cento di meno rispetto al periodo precedente“. Tra i cambiamenti di rilievo anche la ripresa del funzionamento dell’aeroporto di Sanaa, con sette voli partiti per la Giordania e questa settimana anche per l’Egitto, nonché la parziale riapertura del porto di Hodeida, sul mar Rosso. “Adesso le navi che trasportano benzina possono caricare“, sottolinea Lavoie: “Il risultato è che sia a Sana’a che in altre città sono finite le code chilometriche di persone ai distributori“.
L’intervista si tiene in un venerdì, giorno di preghiere nelle moschee. “Speriamo – sottolinea Lavoie – che possano aiutare la pace”.