Yemen. Primo caso di Covid-19. Msf chiede l’ingresso urgente di forniture mediche e personale per rispondere all’epidemia

di Maurizio Debanne * –

Dopo la conferma del primo caso di Covid-19 oggi in Yemen, Medici Senza Frontiere (MSF) chiede alle autorità del paese di consentire con urgenza l’ingresso di forniture mediche e personale umanitario per facilitare la risposta all’epidemia.
Nonostante diverse autorità in Yemen abbiano avviato i primi passi per la preparazione contro l’epidemia, dopo 5 anni di guerra il sistema sanitario è al collasso ed è quasi impossibile immaginare una risposta efficace al Covid-19 con le sole risorse attualmente disponibili nel Paese.
“C’è urgente bisogno di importare in Yemen più dispositivi di protezione individuale e capacità di diagnosi, sia per il sistema sanitario nazionale che per le organizzazioni umanitarie” dichiara Caroline Seguin, coordinatrice di MSF in Yemen. “È anche necessario che le diverse autorità in Yemen consentano l’accesso di personale medico e di supporto delle organizzazioni straniere.”
In un momento di carenza globale di dispositivi di protezione individuale e strumenti diagnostici, la distribuzione delle forniture non deve dimenticare paesi che come lo Yemen sono più vulnerabili di fronte all’impatto del Covid-19. E tutti i paesi devono fare la loro parte per facilitare il movimento di operatori umanitari.
MSF ha supportato le autorità per allestire centri di trattamento Covid-19 nelle città di Aden e Sanaa, ma nel complesso i centri di trattamento pronti a intervenire nel paese sono quasi del tutto inesistenti e scarseggiano i fondi per pagare il personale sanitario.
Dato il numero limitato di ospedali e strutture sanitarie in funzione nel paese, MSF teme che la diffusione del Covid-19 possa diventare critica se non si prendono velocemente ulteriori misure e azioni.
“Il 90% del nostro staff nel paese è yemenita, e questo rappresenta una grossa forza, ma sarà vitale per le prossime settimane e mesi garantire un ulteriore supporto a operatori già duramente sotto pressione per le condizioni nel paese. Anche considerando che tutto lo staff in arrivo nel paese dovrà stare 14 giorni in quarantena preventiva” spiega Seguin di MSF.
L’annuncio del primo caso confermato di Covid-19 in Yemen è un fatto preoccupante ma inevitabile – lo Yemen era uno degli ultimi paesi al mondo a non aver ancora registrato un caso, probabilmente per la mancanza di strumenti diagnostici nel Paese.
Gli ospedali fanno già fatica a rispondere ai bisogni della popolazione yemenita a causa della guerra. La diffusione del Covid-19 metterebbe a dura prova un sistema sanitario già allo stremo. L’epidemia rischia di diffondersi molto velocemente, in particolar modo in ambienti sovraffollati come le città e i campi sfollati. Nelle aree rurali, dove le strutture sanitarie quasi non esistono, la mancanza di test, capacità di isolamento, tracciamento dei contatti e altre misure di salute pubblica renderebbero la risposta molto difficile.
Particolarmente limitata è la capacità di fornire una terapia intensiva ai malati più gravi. Gli ospedali sarebbero rapidamente travolti, dovendo continuare a curare i feriti dei combattimenti e allo stesso tempo rispondere agli altri bisogni medici.
Oltre a supportare le autorità nella gestione dell’epidemia, è essenziale che le organizzazioni umanitarie come MSF possano continuare le attività salvavita per donne che devono partorire, feriti di guerra o per bambini malnutriti.
Nelle ultime settimane, MSF ha già cominciato a collaborare con diverse autorità in Yemen sui piani di risposta all’emergenza da Covid-19 e farà tutto il possibile per supportare al meglio la popolazione yemenita nelle prossime settimane. Ma senza la possibilità di mettere in campo personale addizionale, la capacità di azione potrà essere limitata.

MSF è presente in Yemen dal 2007. Attualmente, gestisce progetti e supporta strutture sanitarie in 13 governatorati del Paese. MSF sta intervenendo in risposta all’emergenza Covid-19 in oltre 40 paesi tra Europa, Africa, Medio Oriente, Asia, Oceania e Sudamerica, dove i team di MSF composti da medici, infermieri, logisti, promotori della salute e psicologi stanno mettendo a disposizione la propria esperienza nella gestione di epidemie attraverso attività di supporto e formazione. In Italia sono oltre cinquanta gli operatori impegnati nelle Marche e in Lombardia, a supporto di ospedali, medici di base, strutture per anziani e comunità vulnerabili.

* Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere.