11 Settembre: i rapporti dell’Fbi indicano la pista saudita

di Enrico Oliari

Il presidente Usa Joe Biden terrà fede alla promessa assunta in campagna elettorale di desecretare i documenti d’intelligence che dimostrerebbero il coinvolgimento dei sauditi negli attacchi alle Torri Gemelle, costati la vita a quasi 3mila persone. In questi giorni è stato diffuso il primo documento, risalente al 2016, in cui si ritiene che un sospetto agente segreto saudita e un funzionario consolare avrebbero procurato informazioni e fornito supporto logistico ad almeno due degli dirottatori degli aerei dell’11 Settembre. Nella fattispecie l’Fbi riporta che lo studente saudita Omar al-Bayoumi, presumibilmente una spia di Riyadh, avrebbe avuto diversi contatti con gli attentatori ed avrebbe procurato loro “assistenza di viaggio, alloggio e finanziamenti”. In base alle rivelazioni risulterebbe coinvolto anche il funzionario saudita Fahad al-Thumairy, nel 2011 impiegato presso il consolato di Los Angeles e sospettato di essere a capo di una fazione radicale presso una moschea locale.
Resta altamente improbabile il coinvolgimento della monarchia saudita, tant’è la Commissione sugli attacchi dell’11 Settembre ha sempre precisato di “non aver trovato alcuna prova a riguardo”, ma è certo che funzionari del paese fossero ben informati di quanto sarebbe accaduto a New York. D’altronde se è vero che al-Qaeda in quanto organizzazione sia nata nel 1988 in Afghanistan per combattere l’invasione russa insieme ai talebani, altresì è vero che i dirottatori dell’11 Settembre erano quasi tutti sauditi, nessuno era afgano o talebano.
La risposta del presidente George W. Bush fu quella di invadere l’Afghanistan servendosi di una propaganda oggi risibile (si pensi al burqa, in realtà un vestito tradizionale locale), ingaggiando una guerra ventennale costata dal vita a decine di migliaia di civili afgani che si è tradotta con una sonora sconfitta sotto ogni profilo, tranne che per i miliardi guadagnati dai produttori di armi statunitensi. Anche perché i talebani, deobandi maturidi, sono da sempre impegnati nella guerriglia difensiva per l’affermazione del loro credo locale, rispetto ai quaedisti, takfiri wahabiti, dichiaratamente in lotta contro l’occidente infedele. E l’uccisione di Osama bin Laden, uno degli obiettivi dichiarati della guerra, è avvenuta ad Abbottabad, in Pakistan.
Certamente gli Usa hanno colpito duramente in Afghanistan al-Qaeda, organizzazione ancora attiva, ed oggi chiedono ai nemici talebani di essere loro a contrastare le organizzazioni terroristiche nel paese a cominciare dall’Isis, tuttavia le rilevazioni dell’Fbi verrebbero ad essere clamorose nel momento in cui svelano una pista parallela, e già gli statunitensi avevano invaso l’Iraq per inesistenti armi di distruzione di massa.
I parenti delle vittime dell’11 Settembre da anni chiedono la verità, e uno dei loro avvocati, Jim Kreindler, ha affermato che “le conclusioni delle indagini dell’FBI convalidano quanto stiamo affermando nel contenzioso relativo alla responsabilità del governo saudita, e dimostra come al-Qaeda abbia operato con il sostegno saudita”.