Afghanistan. In corso la ritirata dei militari Usa

di Mohamed Ben Abdallah

Quando nel 2001 gli Usa ed alleati hanno avviato la guerra dell’Afghanistan, i talebani controllavano il 30 percento del territorio. Oggi, dopo 20 anni e soprattutto dopo le controverse e comunque fallite trattative di Doha, i talebani controllano il 70 percento del paese. E’ il risultato di una clamorosa sconfitta del paese militarmente più potente del pianeta, tanto che, come il presidente Usa Joe Biden ha annunciato nei giorni scorsi, è in corso il ritiro degli ultimi militari statunitensi da quel nuovo Vietnam che si chiama Afghanistan.
Si intende, a modo loro gli Usa hanno comunque vinto, dal momento che la guerra fa muovere migliaia di miliardi in un paese dove per star bene qualcuno bisogna pur depredare, come direbbe il Pietro Chiocca di Sordi. E poco conta se di mezzo ci sono 2.300 militari statunitensi e 100mila civili afgani morti.
La scelta del 1 maggio è simbolica: esattamente 10 anni fa il leader di al-Qaeda Osama bin Laden veniva ucciso in Pakistan, ad Abbottabad, tuttavia era simbolica anche la data indicata in un primo momento da Biden dell’11 settembre, anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle: un anticipo sui tempi quindi, segno che per la Casa bianca prima si lascia il pantano afgano, meglio è.
Lasciando il governo fantoccio di Kabul in balia di se stesso, l’unica cosa che hanno ottenuto gli Usa sul fronte militare è stata la promessa dei talebani di rompere i contatti con al-Qaeda, ma un comunicato dell’organizzazione terroristica giunto alla Cnn ha riportato che “Grazie agli afgani per la protezione dei compagni d’armi. Molti di questi fronti jihadisti operano con successo da tempo in diverse parti del mondo islamico”, segno che i contatti continuerebbero ad esserci.