Al via la cerimonia degli Oscar. E si va a fare i testimonial pro Israele

di C. Alessandro Mauceri –

oscarSi accendono i riflettori sulle passerelle di Holliwood per l’assegnazione degli Oscar. Con una novità, però: le ambite statuette quest’anno potrebbero diventare un caso politico internazionale.
Come ogni anno, infatti, ai candidati verrà consegnata la “swag bag”, un “pacchetto” di benefit e regali che i “nominati” ricevono, che vincano il premio oppure no. La giustificazione del perché un premio così costoso anche per chi non ha vinto è stata giustificata dalla Academy Awards dicendo che “Ognuno vince”.
Si tratta di un regalo cospicuo (il valore è stato stimato intorno ai 200mila dollari) che include di tutto, dagli oggetti ai viaggi premio. Quest’anno i candidati per la recitazione e i registi porteranno a casa tanti oggetti di dubbio gusto e dal costo ingiustificato, dal vaporizzatore portatile da 249,99 dollari a quasi 2000 dollari in cosmetici “Vampire Breast Lift”, dalla carta igienica, il cui costo secondo gli organizzatori ammonta a ben 275 dollari, a prodotti e creme Lizora per oltre 30mila dollari, fino a sex toys, tra cui vibratori e profilattici vari.
Accanto a questi premi di consolazione, che vanno oltre il cattivo gusto e scadono nel pacchiano, i nominati riceveranno anche i biglietti per due “giri turistici”: un walking tour di 15 giorni in Giappone a piedi, del valore di 45.000 dollari, e un viaggio di lusso in Israele per due persone per dieci giorni, valore 55mila dollari.
Ad annunciarlo è stato lo stesso ministero del Turismo israeliano, che ha specificato che questa iniziativa, la prima nel suo genere, è stata un’idea dell’ufficio di New York. Il ministro del Turismo, Yariv Levin, recentemente criticato per le sue dichiarazioni sprezzanti su ortodossi non ebrei americani, ha detto che lo scopo del dono è quello di permettere ad alcuni personaggi famosi di Hollywood di “vivere il paese in prima persona e non attraverso i media”. Gli attori “potranno visitare Tel Aviv o camminare per le strade della Città vecchia di Gerusalemme”, ha detto e “la loro visita avrà un’enorme risonanza tra milioni di fan e seguaci, tra cui i social media”. In altre parole, farne dei testimonial involontari.
L’iniziativa ha scatenato le ire e le proteste di diverse associazioni fino a causare quasi un vero e proprio incidente politico. Come ha detto lo scrittore Aaron Klein, promotore di una associazione statunitense che boicotta il paese mediorientale: “L’Academy nonostante quanto sta accadendo non perde mai occasione per solidarizzare con lo stato ebraico”. Della stessa opinione anche altre due associazioni statunitensi impegnate per la fine dell’occupazione israeliana in Palestina, che hanno fatto appello alle celebrità che hanno ricevuto una nomination per gli Oscar chiedendo che rinuncino apertamente al viaggio regalo offerto loro dal governo israeliano.
Youssef Munayyer, analista politico, ha commentato la decisione del governo israeliano dicendo che “Ci sono serie implicazioni nell’accettare un viaggio regalo del genere. Tutti giocherebbero un ruolo molto utile per il governo israeliano. Stanno veramente cercando di vendere una favola alla gente”. “Si vedranno i grandi nomi da tutto il mondo venire in Israele. Perché noi siamo parte della comunità internazionale”.
Quello di inserire questo dono nelle “swag bag” non è stato un semplice regalo, ma una manovra del governo per presentare il paese al mondo usando come testimonial i candidati all’Oscar. “E questo accade in un momento in cui ci si domanda quale sia il ruolo dell’industria cinematografica, quando si tratta di responsabilità sociale. Pensiamo che sia importante in questo momento tenere lo sguardo sul problema della Palestina, e non affrontare questo viaggio come lacchè dell’apartheid in questa specie di casting indetto dal governo israeliano”.
Una decisione che il governo israeliano ha giustificato dicendo che servirebbe per migliorare l’immagine del paese, segnato da un conflitto politico che dura da decenni.Oscar, “swag bag”, Ministero del Turismo israeliano, Yariv Levin, Aaron Klein, Youssef Munayyer, C.Alessandro Mauceri, Israele, Geopolitica