America Latina: i governi conservatori promuovono Prosur come nuovo asset regionale

di Alberto Galvi

Con la vittoria dei conservatori in molti paesi dell’America Latina, alcuni leader hanno sentito la necessità di modificare lo status giuridico di alcune organizzazioni regionali come l’UNASUR (Unión de Naciones Suramericanas), che diventerà entro fine marzo Prosur (Para el Progreso de Sudamérica).
Questo strumento di cooperazione regionale promuove l’integrazione economica e il coordinamento politico fra i paesi sudamericani senza alcun orientamento ideologico come invece succedeva per l’UNASUR (Argentina, Brasile, Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perù, Suriname, Uruguay e Venezuela). Tutti i paesi dell’America Latina potranno aderire a Prosur ad eccezione del Venezuela, che è stato escluso a causa delle ripetute violenze perpetuate dal governo Maduro nei confronti dei suoi oppositori.
L’idea di istituire un nuovo strumento di cooperazione regionale è venuta al neo-eletto presidente colombiano Ivan Duque insieme al presidente del Cile, Sebastián Piñera, entrambi conservatori. L’UNASUR è nata nel 2008 e ha iniziato ad operare nel 2011 sotto la guida dell’allora presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e del defunto presidente venezuelano Hugo Chavez per contrastare l’influenza degli Stati Uniti nella regione.
I principali contrasti tra i diversi paesi dell’America Latina sono causati dai loro rapporti con gli Stati Uniti. La prima potenza delle Americhe e la sua influenza in molte organizzazioni regionali è mal tollerata dalla maggior parte degli altri paesi membri. Le principali potenze regionali (Stati Uniti, Brasile e Messico) esercitano direttamente la loro influenza nelle seguenti organizzazioni regionali: Mercosur (Mercado Común del Sur), CAN (Comunidad Andina), USMCA (US-Mexico-Canada Agreement), TTP (Trans-Pacific Economic Cooperation Agreement).
Gli Stati Uniti sono membri di organizzazioni come l’OEA (Organización de Estados Americanos) che comprende 35 paesi membri. L’OEA è in contrapposizione con la CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños), voluta invece dall’ex presidente venezuelano Chavez, ed è composta da 33 paesi membri latinoamericani senza Canada e Stati Uniti. Un paese in perenne conflitto con gli Stati Uniti è la Repubblica Bolivariana del Venezuela, membro dell’ALBA (Alianza bolivariana para América Latina). In alternativa a questa organizzazione regionale c’è l’ALCA (Área de libre comercio de las Américas), composta da 34 paesi membri. Le organizzazioni regionali in cui il Venezuela esercita invece la sua influenza sono: il Petrocaribe e la CARICOM.
In contrasto con il Venezuela si sono invece uniti nel 2017 alcuni paesi formando il cosiddetto Gruppo di Lima (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Guatemala, Costa Rica, Honduras, Messico, Panama, Paraguay, Perù). Codesti paesi hanno denunciato le violenze da parte del regime di Nicolás Maduro in Venezuela. Nell’aprile del 2018 questi stati hanno sospeso la loro appartenenza all’UNASUR per lo stesso motivo. Nel 2019 il contrasto con il Venezuela da parte di codesti paesi è stato ancora più evidente sostenendo l’avversario interno di Maduro, Juan Guaidó. Sulla questione venezuelana diversi leader dei Caraibi stanno invece criticando aspramente il governo statunitense per aver interferito nelle vicende interne di uno stato.
Con il cambio di molti leader nella regione si sono creati una serie di incomprensioni tra i principali paesi dell’America Latina. I governi conservatori come quelli di Bolsonaro in Brasile, di Piñera in Cile di Macrì in Argentina e di Abdo Benitez in Paraguay sono in contrasto con il concetto di integrazione che esisteva fino ad oggi con i governi di sinistra. Inoltre i crescenti interessi economici e politici delle superpotenze Stati Uniti, Cina e Russia, riguardo alla crisi in Venezuela hanno determinato la necessità per le organizzazioni regionali del continente americano di prendere una posizione sulla crisi venezuelana.
Il prossimo 22 marzo verranno discusse nuove proposte per la creazione una nuova piattaforma regionale che sostituirà l’UNASUR, a cui non aderiranno i paesi di estrema sinistra come la Bolivia, e l’Uruguay mentre verrà escluso il Venezuela. Tra le proposte principali c’è il Prosur, uno strumento di cooperazione regionale promosso dai principali governi conservatori della regione con il consenso delle superpotenze.