America Latina. Il Fmi corregge le previsioni di crescita

di Paolo Menchi

Qualche giorno fa il Fondo Mondiale Internazionale (FMI) ha corretto le previsioni economiche per la regione Latino-americana migliorando leggermente l’ipotesi di crescita, portandola al 3,5% (uno 0,5% in più rispetto alle previsioni di luglio), ma peggiorandola per il 2023 ( 1,7% con uno scostamento di -0,3 rispetto al precedente report).
Il motivo del miglioramento deriva da una produzione più alta del previsto realizzata nella prima metà del 2022, grazie anche ai prezzi delle materie prime che non avevano raggiunto i valori attuali.
Altro motivo della maggiore crescita è stata la normalizzazione dei settori in cui contano i contatti umani come la ristorazione, il commercio e i trasporti, conseguenza positiva del regredire della pandemia.
Il rapporto è improntato in generale su una diffusa preoccupazione e pessimismo, in modo particolare viene evidenziato come il problema dell’inflazione in costante e crescente aumento inciderà fortemente sulla crescita, oltre che sul potere di acquisto.
Si calcola che l’indice medio inflazionistico arriverà entro la fine dell’anno al 6,6%, ma questo dato è stato calcolato senza considerare il prezzo dei beni alimentari ed energetici, non considerati per la loro attuale volatilità legata alla guerra in Ucraina.
È possibile quindi aspettarsi un’inflazione che possa raggiungere le due cifre.
Per le due principali economie della regione, Brasile e Messico, le previsioni sono in tendenza con la regione, infatti, la prima dovrebbe crescere del 2,8% nel 2022 (+1,1 rispetto a luglio) e dell’1% per l’anno prossimo mentre per la seconda la crescita è stimata del 2,1 % per l’anno in corso e del 1,2% per il 2023.
Il Fondo Mondiale ha messo anche in guardia l’America Latina sui problemi che potrebbero derivare dal cambio climatico, infatti, nonostante si calcoli che la regione contribuisca solo per l’otto per cento alle emissioni mondiali di gas serra, potrebbero verificarsi conseguenze molto più serie che in altre zone, con il rischio che tra 2,4 e 5,8 milioni di persone cadano nella povertà estrema.
I danni alle infrastrutture causati da questi fenomeni costano più dell’1% del PIL alla regione e fino al 2% del PIL annuo in altri paesi dell’America centrale più sottoposti ai violenti fenomeni metereologici.
Il cambiamento climatico ha un impatto negativo sulla maggior parte dei raccolti, ed incide sulla sicurezza alimentare sommando gli effetti negativi degli uragani e delle inondazioni con quelli della siccità, che, ad esempio, potrebbe causare in Argentina un dimezzamento della produzione di soia con conseguenze economiche tragiche.
Il FMI intende farsi promotore di iniziative per contrastare i danni economici del fenomeno ed ha redatto un piano d’azione per il clima 2021-2025, che si pone l’obiettivo di destinare una media del 35% dei prestiti per finanziare le questioni climatiche per cinque anni.