
di Daniela Binello –
La decisione del presidente argentino Javier Milei di togliere il segreto dai documenti classificati sui nazisti che trovarono asilo in Argentina, comunicata nel marzo scorso, assume dei nuovi contorni. Il capo di Stato Maggiore, Guillermo Francos, in un’intervista rilasciata al Clarin, quotidiano argentino di riferimento della destra, ha spiegato che i fascicoli del SIDE sulla dittatura militare sono stati trasferiti all’Archivio nazionale. Bisogna ricordare che la Segreteria di Intelligence dello Stato, conosciuta con l’acronimo di SIDE, è il nome della nuova struttura dei servizi segreti con cui Milei nel 2024 ha sostituito e riformato la precedente Agenzia Federale di Intelligence (AFI).
Il presidente Milei, racconta Francos, aveva incontrato i rappresentanti del Simon Wiesenthal Center, i quali gli avevano consegnato una lettera della Commissione giudiziaria del Senato degli Stati Uniti, trasmessa in copia al presidente Trump. Nella lettera si esortava l’Argentina a collaborare alle indagini sul Credit Suisse per favoreggiamento del nazismo.
Il Simon Wiesenthal Center (SWC), fondato nel 1977, è un’organizzazione non governativa ebraica con il suo quartier generale a Los Angeles, in California, intitolata a Simon Wiesenthal, il famoso ebreo cacciatore di nazisti. L’SWC è accreditato presso le Nazioni Unite, l’Unesco e il Consiglio d’Europa.
Secondo Francos, la richiesta è stata sollecitata dal senatore repubblicano Steve Daines e dal suo collega Charles Grassley (entrambi supporter dello Stato ebraico) che avevano chiesto la declassificazione dei documenti segreti. La decisione di accogliere la richiesta ha quindi coinvolto, oltre al governo argentino, anche il Dipartimento della Difesa e in particolare i suoi archivi. “Grassley sta lottando per far conoscere la storia di coloro che sono fuggiti dalla Germania nazista e sono giunti in Argentina per rifugiarvisi. Nazisti venuti sui quali esiste una mole di documentazione mai resa pubblica, che riguarda operazioni bancarie e finanziarie tramite banche svizzere”, chiarisce Francos, sottolineando che, in risposta alla richiesta, il presidente Milei “ha dato ordine di rendere pubblica tutta la documentazione esistente in qualsiasi agenzia statale, affinché tutto sia noto”.
Francos ha poi commentato tramite il canale televisivo ispanico DNews che mentre “stavano avanzando le richieste per fare emergere verità e giustizia per eventi accaduti quasi 80 anni fa, nella seconda guerra mondiale, in Argentina sono passati 50 anni dalla dittatura militare e la storia è ancora in fase di scrittura e, in un certo senso, di utilizzo”. Ha poi infatti ricordato che “c’era già un decreto che ordinava la divulgazione degli archivi, ma non era stato ancora fatto. Ciò che il presidente ha deciso, quindi, è che questi siano documenti di una parte della storia che deve essere pubblica, che deve essere conservata negli Archivi nazionali in modo che chiunque possa accedervi”.
In Argentina però le organizzazioni per i diritti umani non si fidano affatto di questa operazione.
In particolare cresce l’allarme delle Abuelas e delle Madres de Plaza de Mayo Línea Fundadora, dei sindacati e di molte altre associazioni argentine, che scorgono un forte rischio di manipolazione e riscrittura della storia e della memoria, oltre al dato di fatto che il presidente Milei in nome della politica di riduzione dello stato sta facendo smantellare la Segreteria dei Diritti Umani, con la chiusura dei centri per la memoria storica e il licenziamento dei dipendenti.
C’è il rischio concreto, secondo le associazioni, di cancellare la storia dei crimini della dittatura militare che ha prodotto 30mila desaparecidos e l’adozione illegale di circa 500 neonati, sottratti dopo il parto alle madri prigioniere dei centri di detenzione, a loro volta assassinate.
Non si contano, infatti, le atrocità commesse dalla Giunta militare nel corso di quella che è stata chiamata la guerra sporca, che ebbe complici e responsabili in molti appartenenti alla loggia massonica P2 di Licio Gelli.
Il 24 marzo 2025, data in cui cade la Giornata della Memoria per la Verità e la Giustizia per commemorare le vittime della dittatura militare in Argentina (quella autodefinitasi “Processo di riorganizzazione nazionale” che tra il 24 marzo 1976 e il 10 dicembre 1983 impose la feroce Giunta militare) è stata organizzata una massiccia manifestazione pubblica in cui il tema è stato sollevato.
Sulla manifestazione Francos ha precisato: ”Ci sono implicazioni politiche, perché hanno marciato con striscioni politici, ma in definitiva è stata una marcia pacifica. Il governo non intende generare scontri durante questo tipo di marce” e ha ribadito la decisione di “diffondere la documentazione che chiarirà tutto ciò che è accaduto allora”.
Sui fascicoli declassificati si è concentrato anche il ministro della Difesa Luis Petri. Concentrandosi sui “soldi provenienti dai nazisti o dalle loro operazioni”, ha rivelato che i documenti desecretati sui criminali nazisti che vivevano in Argentina potrebbero fornire un nuovo indizio su chi finanziò la loro permanenza nel Paese e su come lo fece. Petri ha accennato anche a delle prove che avrebbero fatto luce su “come venivano spostati i fondi” che finanziavano la presenza dei nazisti in Argentina.
“L’Argentina un tempo divenne un rifugio nazista. Leader nazisti come Mengele, Priebke ed Eichmann vissero qui. Non solo loro. Si stima che circa 5mila nazisti abbiano vissuto o siano passati per l’Argentina tra il 1945 e il 1955”, ha detto Petri. “E’ interessante leggere alcuni dei verbali dei consigli di amministrazione che descrivono le attività della produzione di armamenti (Military Manufacturing) tra il 1945 e il 1950. Questi verbali erano segreti e imponevano l’assunzione di personale nei Paesi europei”, ha spiegato.
In un’intervista sul canale DNews, il ministro Petri ha anche specificato che la documentazione fornita dal governo “è ovviamente indicativa, ma potrebbe far luce su come vennero spostati i fondi dei nazisti e su come alcune banche, non solo argentine, ma anche europee, operarono per facilitare e nascondere la gestione di questi fondi fasulli”. Poi ha insistito: “È emersa una nuova pista. Prima ci si concentrava sui nazisti arrivati in Argentina, ora su come venivano finanziati e chi facilitava il sostegno economico di questi leader nazisti, sia in Argentina che nei paesi latinoamericani”.