Argentina. Fernández porta il paese fuori dal Gruppo di Lima. Scintille al Mercosur

di Alberto Galvi

Sotto la presidenza di turno argentina si è celebrato in forma web il trentennale della nascita del Mercosur, un’area culturale di libero scambio commerciale tra Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay cresciuta in questi ultimi trent’anni con l’adesione di Venezuela, oggi sospeso, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù. Oltre agli aspetti economici e commerciali, come pure la libera circolazione delle persone, sono stati rafforzati i sistemi educativi, e come si legge nel documento congiunto, “i giovani, nati e cresciuti in questi anni, hanno trascorso la loro vita in una democrazia garantita, nel Mercosur, dal Protocollo di Ushuaia del 1998.

Marina Sereni. (Foto: Facebook).
Intervenendo all’audizione informale della commissione Esteri della Camera dedicata al 30mo anniversario della nascita del Mercosur, la vice ministra degli Esteri Marina Sereni ha sottolineato di credere che “Italia, Europa, America Latina e Caraibi non condividano solo un passato inseparabile, ma anche un presente fatto di sensibilità e interessi convergenti, orientato a costruire un futuro di reciproco benessere. L’Italia resterà impegnata sia sul piano bilaterale, sia in Europa, per favorire e rinsaldare questo percorso comune”. “Voglio ricordare – ha proseguito Sereni – il ruolo della collettività italiana nella regione. Sono oltre due milioni infatti gli italiani iscritti all’Anagrafe italiani residenti all’estero nel 2019, ma se si considerano anche gli italo-discendenti si arriva a circa 40 milioni di persone. In secondo luogo, l’Italia è oggi uno dei principali Paesi investitori in America latina e nei Caraibi. Nel 2019, lo stock degli investimenti diretti esteri nella regione latinoamericana ha raggiunto i 33,5 miliardi di Euro, mentre se si considera il flusso del solo 2019 la cifra è pari a 4 miliardi di Euro. Un risultato ben superiore ai nostri investimenti diretti in altre aree del pianeta”
“È tempo quindi – ha detto ancora la vice ministra – di dedicare a questa regione un’attenzione proporzionata alla sua importanza strategica. In quest’ottica, l’Italia ha sempre sostenuto la conclusione dell’accordo tra l’Ue e il Mercosur, convinta che esso sarà uno stimolo potente per le relazioni commerciali e gli investimenti fra le nostre due regioni. L’accordo offre alle nostre imprese grandi opportunità, con riferimento al commercio dei beni industriali ed agricoli, dei servizi, degli appalti pubblici e degli investimenti”. “In un momento in cui Mercosur e Unione Europea si trovano ad affrontare le conseguenze della pandemia – ha concluso Sereni – l’accordo potrà contribuire anche alla ripresa e rilancio delle rispettive economie”.

L’incontro virtuale tra i presidenti dei paesi aderenti al Mercosur non è stato tuttavia rose e fiori. Anzi, vi sono state imbarazzanti frizioni fra il presidente argentino Alberto Fernandez e il collega uruguaiano Luis Alberto Lacalle Pou per la scelta, annunciata ieri dallo stesso Fernandez, di lasciare il Gruppo di Lima al fine di alleggerire l’isolamento messo attuato nei confronti del Venezuela di Nicolas Maduro a seguito della crisi che ha portato al riconoscimento da parte di mezzo mondo dell’oppositore Juan Guaidò.

Il Gruppo di Lima è un forum regionale allineato con gli Usa e fortemente critico nei confronti del Venezuela, formato nel 2017 da 16 Paesi della regione per affrontare il regime di Nicolás Maduro. 
Gli Stati firmatari erano Argentina Colombia, Costa Rica, Guatemala, Brasile, Canada, Cile, Honduras, Messico, Panama, Paraguay e Perù, poi raggiunti da Guyana, Haiti, Santa Lucia e Bolivia. Il governo di quest’ultima, guidato da Luis Arce, ha deciso di riprendere i rapporti diplomatici con il regime chavista.
La permanenza dell’Argentina nel Gruppo di Lima è uno degli assi delle controversie all’interno del Frente de Todos, con i kirchneristi vicini al numero uno del regime venezuelano populista Nicolás Maduro, che rifiutano la figura del leader dell’opposizione Juan Guaidó.
Eè stata la vicepresidente argentina Cristina Kirchner, vicina alle posizioni di Nicolás Maduro, a chiedere a Fernandez di lasciare il forum regionale, questi critico nei confronti di Maduro e legato a doppio filo con gli Usa
Ufficialmente l’Argentina si è ritirata dal Gruppo in quanto le misure di isolamento adottate dagli altri paesi dell’area non hanno portato a nulla.
Il kirchnerismo mette in discussione la posizione di Washington, dove non viene scartata l’idea di omuove un eventuale intervento militare a Caracas. Inoltre per a Casa Rosada il Gruppo di Lima oggi avrebbe lo scopo esplicito di indebolire la CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños), smantellare l’UNASUR (Unión de Naciones Suramericanas) e riunire gli alleati regionali degli Usa con l’obiettivo di erodere il governo venezuelano per arrivare a un cambio di regime.
Il Gruppo di Lima, di cui l’ex presidente Mauricio Macri è stato uno dei promotori, è stato un problema per Alberto Fernández sin da prima del suo insediamento, quando aveva ricevuto pressioni da diversi settori perché si allontanasse e da altri perché rimanesse. In un primo momento, quando Fernandez aveva preso il potere, aveva cercato di evitare l’abbandono del gruppo di Lima, preferendo il dibattito nello spazio del governo. L’anno scorso il voto dell’Argentina all’Onu contro il Venezuela ha scatenato un complesso dibattito interno alla coalizione di governo, ma solo oggi il presidente ha deciso il ritiro dell’Argentina dal Gruppo interamericano.

Alberto Fernández dora punterebbe a porsi come collegamento con l’ICG (Grupo Internacional de Contacto) per il Venezuela, che promuove principalmente l’Unione Europea e di cui l’Argentina fa parte da agosto per cercare soluzioni pacifiche e democratiche alla crisi che stanno vivendo i venezuelani, insieme a Costa Rica, Ecuador, Panama, Portogallo, Repubblica Dominicana, Spagna, Uruguay, Italia, Germania, Regno Unito, Svezia, Francia e i Paesi Bassi. L’adesione a quel gruppo di Paesi rappresenta l’intenzione dell’Argentina di mantenere l’equidistanza con gli Usa sulle scelte politiche da adottare nei confronti del regime di Maduro.
Nel frattempo il ministro dell’Economia Martin Guzman ha condotto delicate trattative con l’IMF (International Monetary Fund), controllato dal dipartimento del Tesoro Usa, i cui risultati avranno un impatto sull’Argentina soprattutto a medio termine. Martin Guzman ha parlato a Washington di un programma che consentirà all’Argentina di rifinanziare i 45 miliardi di dollari di debito contratto dal precedente governo di Mauricio Macri.