di Giuseppe Gagliano –
L’attuale situazione sociale dell’Argentina sotto il governo di Javier Milei è un classico esempio del fallimento delle politiche neoliberiste, che storicamente portano a crisi economiche e sociali profondamente radicate. Con il tasso di povertà salito al 52,9% e i licenziamenti di massa che colpiscono duramente il paese, le misure di austerità e deregolamentazione promosse dal presidente stanno trascinando l’Argentina in una spirale di miseria e disoccupazione.
L’adozione di politiche economiche che riducono drasticamente la spesa pubblica, favoriscono le privatizzazioni e impongono tagli indiscriminati al settore pubblico, ha avuto come risultato un aumento della disuguaglianza, una disgregazione del tessuto sociale e una stagnazione economica.
La perdita di oltre 125mila posti di lavoro nel settore privato e i 65mila dipendenti pubblici che rischiano di essere licenziati sono il sintomo di un modello economico che favorisce il capitale privato a discapito dei diritti sociali e del benessere collettivo.
Non sorprende che l’Argentina si trovi in una crisi così acuta, dato che le politiche neoliberiste applicate in vari contesti hanno sempre portato agli stessi risultati: distruzione delle reti di protezione sociale, concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e impoverimento di vasti settori della popolazione. Questi esiti disastrosi si sono visti in altre nazioni che hanno abbracciato il neoliberismo, come il Cile, gli Stati Uniti e gran parte dell’Europa durante le crisi del debito sovrano, dove l’austerità ha portato a recessioni economiche prolungate e a emergenze umanitarie.
Il neoliberismo non solo fallisce nel generare crescita economica sostenibile, ma provoca anche un deterioramento delle condizioni di vita per milioni di persone, creando le basi per tensioni sociali, instabilità politica e cicli infiniti di crisi economiche.
L’Argentina è oggi l’esempio più recente di questo fallimento globale, dimostrando ancora una volta che un approccio economico basato esclusivamente sul libero mercato, senza un forte intervento statale e una redistribuzione equa delle risorse, non può garantire prosperità e sviluppo sostenibile. Il governo Milei, con la sua ostinazione nel perseguire queste politiche, sta amplificando le disuguaglianze e impoverendo ulteriormente il paese, portando a un’inevitabile esplosione sociale e politica che potrebbe destabilizzare l’intera regione.