Argentina. Il parlamento legalizza l’aborto

di Alberto Galvi –

Il Senato argentino ha approvato con 38 voti a favore e 29 contrari la legalizzazione dell’aborto con la legge denominata lVE (Interrupción Voluntaria del Embarazo), scatenando applausi dalla folla di migliaia di persone raccolte fuori dal palazzo e che hanno sostenuto la misura. Il disegno di legge consente aborti fino alla 14esima settimana di gravidanza, trascorso questo tempo gli aborti sono consentiti in caso di stupro o se la vita della madre è in pericolo.
All’inizio di questo mese la Camera bassa aveva già approvato la misura e il presidente Alberto Fernández l’ha sostenuta. I paesi dell’America latina che già hanno una legge sull’interruzione di gravidanza sono: Messico (solo in alcune aree), Uruguay, Guyana, Guyana francese, Cuba e Porto Rico.
L’attuale legislazione sull’aborto in Argentina è stata promulgata nel 1921 e prevede pene fino a quattro anni di reclusione per chi interrompe la gravidanza, salvo in caso di stupro o rischio per la salute delle donne, un divieto che ha portato l’Argentina ad essere un paese in cui vengono eseguiti circa 447.000 aborti illegali all’anno. L’aborto clandestino, a causa delle frequenti complicazioni, costa al sistema sanitario nazionale fino a 21 volte di più rispetto a che se fosse effettuato legalmente, in sicurezza e gratuitamente oltre ad essere una delle principali cause di morte materna nel paese sudamericano.
L’ex presidente Mauricio Macri due anni fa era contrario ad una legge che legalizzasse l’aborto, anche se ha annunciato che non avrebbe posto il veto se fosse stata approvata: la Camera dei deputati aveva infatti dato il proprio via libera ma, per mancanza di voti al Senato era stata bocciata. Il suo successore, Alberto Fernández, è il primo presidente in carica a sostenere l’aborto legale.
La Chiesa cattolica nel paese sudamericano è diffusa in maniera capillare sul territorio ed ha una grande influenza sull’opinione pubblica e la Conferenza Episcopale Argentina sostiene che la maggior parte della popolazione è contraria a questa misura.
Il peso della Chiesa cattolica in Argentina oggi è inevitabilmente più politico che religioso a causa della nomina di Bergoglio a pontefice e spesso il governo ha cercato l’appoggio di questa, mentre le organizzazioni evangeliche, nonostante la loro costante crescita, non hanno la stessa forza politica di cui godono in altri paesi, dove hanno anche gruppi parlamentari che ne sostengono i principi come in Brasile.
Questa influenza cattolica sulla politica ha impedito fino ad oggi al governo di Buenos Aires di approvare una legge fondamentale come quella sull’interruzione di gravidanza e il rischio di un contraccolpo sul consenso all’attuale esecutivo è molto elevato.