di Paolo Menchi –
In Argentina sono stati appena comunicati i dati relativi a marzo del tasso di inflazione che ha raggiunto il valore dell’11% mensile e del 287,9% annuo. Per quanto possa sembrare strano, è una notizia per certi versi positiva, perché denota un miglioramento rispetto agli ultimi mesi.
L’indice inflazionistico mensile ha subito la terza decelerazione consecutiva, se si considera che il tasso mensile di dicembre era 25,5% diminuito a gennaio al 20,7% e al 13,2 di febbraio.
Il ministro dell’economia Luis Caputo ha dichiarato che, a suo avviso, i risultati sono anche migliori, forse di poco sotto il 10%, se si considera il cosiddetto “indice nucleo” (quello che non tiene conto dei prezzi regolamentati e di quelli stagionali), visto che marzo è il mese in cui ricomincia la scuola e i prezzi tradizionalmente subiscono un’impennata.
Ora il governo spera che da aprile si possa registrare un tasso di inflazione ad una cifra, dopo che la banca centrale ha già migliorato la previsione del tasso annuale portandolo a poco meno del 190% contro il 203.80% della precedente stima. Alcuni analisti temono invece che, almeno il tasso di aprile, possa essere in aumento trascinato dalla salita del prezzo di alcuni servizi pubblici come il gas e l’energia elettrica.
Le stime positive Banca Centrale in merito al rallentamento dell’inflazione ha portato alla decisione della stessa di tagliare ii tasso di interesse annuo, portandolo al 70%.
Per facilitare la vita pratica dei cittadini il governo, volendo evitare che anche per cifre non troppo alte fosse necessario munirsi di borse enormi per trasportare il denaro, ha introdotto una nuova banconota da 10mila pesos (del valore circa 10 dollari) che ha anche alcune caratteristiche che ne rendono difficile la falsificazione.
A livello di economia generale i dati previsionali pubblicati recentemente dall’OCSE non sono confortanti, prevedono per il 2024 una contrazione del Pil del 3,3% dopo che nel 2023 si era registrato un aumento del 2.7%.