di Giuseppe Gagliano –
Italia e Argentina hanno firmato un ambizioso Piano d’Azione quinquennale che va ben oltre la diplomazia formale. Si tratta di un’intesa che codifica una convergenza profonda, strutturale e ideologica tra due governi che si presentano come paladini di una nuova destra globale. Giorgia Meloni e Javier Milei non condividono soltanto una visione dell’economia e dello Stato, ma anche una lettura comune del mondo: ostile al multilateralismo burocratico, diffidente verso i vincoli sovranazionali, incline alla disintermediazione delle élite progressiste. Il piano 2025–2030 è l’espressione concreta di questa alleanza che ha il gas naturale come architrave e la battaglia culturale come orizzonte.
Il progetto cardine dell’accordo è l’ingresso del gruppo Eni come partner strategico della compagnia statale argentina YPF per lo sfruttamento integrato del giacimento di Vaca Muerta, uno dei più importanti bacini di gas non convenzionale al mondo. La produzione, la liquefazione e l’esportazione del gas argentino saranno al centro di una filiera industriale destinata a rafforzare la sicurezza energetica dell’Italia e a offrire all’Argentina una via di uscita dalla dipendenza dai capitali cinesi e brasiliani. L’accordo, firmato con la regia diretta di Meloni e Milei, è stato presentato come una risposta concreta alla crisi energetica globale, ma anche come simbolo di una strategia geopolitica alternativa a quella sin qui perseguita dall’Europa continentale.
A margine dell’intesa i due leader hanno ribadito l’importanza di intensificare la cooperazione politica, culturale e linguistica, attraverso la futura “Comunità dell’Italofonia”, un’iniziativa promossa dal governo italiano per rinsaldare i legami con i Paesi dove è forte la presenza delle comunità italo-discendenti. Non è un caso che Buenos Aires sarà invitata alla Conferenza dell’Italofonia prevista per l’autunno 2025. Il piano d’azione, inoltre, prevede l’istituzionalizzazione di consultazioni bilaterali regolari e l’avvio di partenariati tra regioni italiane e province argentine, con una particolare attenzione alla capitale Buenos Aires.
La firma del memorandum arriva in un momento delicato per la scena internazionale, segnato da una guerra in Ucraina che si cronicizza e da una crescente frammentazione dell’ordine multilaterale. Meloni e Milei, nei loro colloqui, hanno riaffermato la necessità di sostenere una pace “giusta e duratura”, ma sempre all’interno della cornice atlantica. Nessuna apertura reale al multipolarismo, ma un chiaro sostegno al rafforzamento delle relazioni tra Unione Europea e Mercosur, purché in chiave di difesa commerciale e tutela delle sovranità.
La visita di Milei a Roma è stata anche l’occasione per un incontro al vertice con Papa Leone XIV. I toni, apparentemente concilianti, hanno in realtà rivelato uno dei punti di equilibrio più fragili del nuovo asse italo-argentino. Milei ha illustrato il proprio piano di riforme ultraliberali, difendendo la centralità dell’individuo e la necessità di un’economia disintermediata, ma ha cercato anche una legittimazione morale e simbolica, invitando il Papa in Argentina. Leone XIV avrebbe accettato, secondo fonti vaticane. Il dono rituale, un prezioso contenitore per ostie in argento, è servito a confermare il tono di rispetto istituzionale, pur in assenza di una vera sintonia sui contenuti.
Dopo Roma, Milei ha proseguito il suo tour europeo toccando Madrid e Parigi, dove ha in programma un incontro con Emmanuel Macron, prima di volare in Israele per incontrare Isaac Herzog e Benjamin Netanyahu. L’itinerario del presidente argentino non è casuale: tocca i nodi della nuova destra internazionale, in un momento in cui l’Occidente cerca nuovi equilibri identitari ed energetici. La sintonia tra Meloni e Milei non nasce oggi: è stata coltivata con cura sin dal novembre 2024, quando la premier italiana si era recata in Argentina, e rinsaldata dal ritorno di Milei in Europa a dicembre per partecipare all’evento Atreju, fucina culturale di Fratelli d’Italia.
Nel linguaggio usato dai due leader emerge un filo rosso: resistenza al globalismo, difesa della libertà economica, lotta contro la burocrazia invasiva. Meloni ha lodato il “coraggio” delle riforme di Milei, mentre il presidente argentino ha ricambiato definendo l’Italia “un esempio di gestione sobria ed efficiente contro il declino assistenzialista”. Non si tratta solo di parole. Il Piano d’Azione firmato a Roma fissa una roadmap concreta, ma è anche la prova che la geopolitica del gas si intreccia sempre di più con la geopolitica dei valori. E che l’asse Roma-Buenos Aires è destinato a pesare sempre di più negli equilibri del Sud globale e del campo occidentale.