Argentina. Le elezioni primarie aprono la crisi politica

di Paolo Menchi –

Si sono svolte domenica scorsa in Argentina le elezioni primarie, per selezionare le candidature in vista delle elezioni legislative del prossimo mese di novembre, un primo banco di prova importante per il governo in carica da quasi due anni
Il risultato è stato piuttosto clamoroso, infatti secondo i primi dati ma già significativi la coalizione di governo Frente de todos ha raccolto circa il 30% dei voti contro oltre il 40% del raggruppamento Juntos por el cambio, che rappresenta l’opposizione.
Il governo di centro sinistra guidato da Alberto Fernandez ha subito un duro colpo, perdendo consensi anche nei distretti che erano delle vere e proprie roccaforti del peronismo, come la provincia di Buenos Aires che ospita un terzo dell’elettorato argentino.
Il presidente era stato eletto poco prima dell’inizio della pandemia e certamente non è stato facile per nessuno governare durante l’emergenza sanitaria che ha ulteriormente aggravato la già difficile situazione economica, basti pensare che l’inflazione da gennaio a luglio ha raggiunto quota 29,1% colpendo soprattutto i generi alimentari, e la disoccupazione ha superato il 10%.
Anche la campagna vaccinale non sta procedendo troppo velocemente, infatti, dei 45 milioni di argentini il 63,81 % ha ricevuto la prima dose mentre solo il 40,52% ha completato il ciclo.
In questa situazione è abbastanza normale che l’elettorato colpevolizzi chi sta governando, quello che era molto meno prevedibile è la presa di distanza da parte del principale alleato di governo, il gruppo dei kirchneristi guidati da Cristina Fernandez, che ha ritirato dal governo i suoi quattro ministri ed alcuni altri esponenti di spicco.
A questo punto il presidente dovrà decidere se cercare una nuova alleanza di governo o respingere in blocco le dimissioni dei ministri, cedendo così alle richieste del gruppo a cui appartengono, che sono essenzialmente quelle di effettuare un sostanzioso rimpasto di un governo ritenuto colpevole di non aver saputo dare una scossa alla situazione economica ereditata dal precedente esecutivo guidato da Macri e di non aver saputo varare piani di aiuti sociali, anteponendo sempre l’equilibrio fiscale.
Molto criticata la decisione della Fernandez e del suo gruppo, qualcuno ha parlato addirittura di golpe perché non è piaciuto come, nel momento del bisogno, abbia rotto la coalizione prendendo le distanze e non riconoscendo anche le proprie responsabilità.
In sostanza in questo momento il Presidente si trova nella situazione di dover decidere se per riavere i ministri del “gruppo Kirchner” debba rinunciare a quelli del suo partito, accettando un totale rimescolamento dei dicasteri.