Australia. Il criticato sistema dell’accoglienza dei migranti

di C. Alessandro Mauceri –

Nauru manifestazioneIl problema dei rifugiati e dei richiedenti asilo non riguarda solo l’Europa, la Turchia e gli Usa.
Pochi ne parlano ma l’Australia dal 2001 è oggetto di critiche proprio per le modalità di accoglienza dei richiedenti asilo. Mentre in Europa si parla sempre più spesso di diritti umanitari, l’Australia ha adottato una politica controversa. Dal 2001 è stata messa in atto un’operazione che prevedeva il respingimento dei barconi e la detenzione dei richiedenti asilo in centri offshore. Le navi cariche di migranti e di rifugiati intercettate vengono condotte nelle due isole di Nauru e di Manus (in Papua Nuova Guinea) dove le persone sono costrette a vivere in condizioni di semi-prigionia. Nauru, ad esempio, è una piccola isola di 21 chilometri quadrati (è più piccola dell’aeroporto di Melbourne) con soli 10.000 abitanti. L’interno dell’isola, devastato da 40 anni di estrazione mineraria di fosfato, è ormai per lo più inabitabile e incoltivabile. L’altro centro si trova sull’isola di Manus. Qui, sono presenti circa 850 rifugiati e richiedenti asilo che da anni attendono di conoscere il destino riservato loro dalla burocrazia australiana.
In Australia vigono leggi molto severe riguardo ai richiedenti asilo, siano essi adulti o bambini. Rispetto al progetto iniziale (e alle promesse del governo) qualcosa è andata storta. Inizialmente il piano per l’accoglienza prevedeva l’accoglienza dei richiedenti asilo in case dotate di tutti i comfort (perfino l’aria condizionata). Sono stati costruiti due campi, Topside e Campside, entrambi nel distretto di Meneng. I rifugiati vivono inizialmente in tende di vinile in un centro di detenzione chiamato Centro di trattamento regionale (RPC), dove le temperature raggiungono regolarmente da 45 a 50 gradi centigradi, e fuori sono frequenti piogge torrenziali e inondazioni. In molti campi, la notte vige il coprifuoco.
Da anni in Australia i rifugiati protestano per le condizioni di vita. Si vive stipati in spazi ristretti e molti soffrono di problemi fisici e mentali dovuti alle condizioni di vita deplorevoli.
In una recente inchiesta, il giornale inglese The Guardian ha parlato di 2.116 casi di violenze, abusi sessuali, minacce fisiche e psicologiche e aggressioni tra maggio 2013 e ottobre 2015. Tanti, troppi per un centro che ospita poche centinaia di persone (a giugno 2016 erano 442, 338 uomini, 55 donne e 49 bambini). I più colpiti sono i minori: nonostante siano meno del venti per cento dei “detenuti” totali, ben 1.086 rapporti sono riservati proprio ai bambini. Pesanti le accuse si va dalla violenza sessuale, alla violenza (generica) alle lesioni personali. “Il trattamento atroce dell’Australia ai rifugiati di Nauru nel corso degli ultimi tre anni ha avuto un enorme costo sul loro benessere” ha detto Michael Bochenek, consigliere per i diritti dell’infanzia di Human Rights Watch, che ha condotto l’indagine sul problema. Una situazione disperata che causa nei rifugiati porta allucinazioni, disturbi mentali, fin in alcuni casi a tentare il suicidio o, come è accaduto ad alcuni bambini costretti al silenzio a cucirsi le labbra per protesta. Ancora più drammatica la protesta di un giovane richiedente asilo iraniano che si è dato fuoco durante la visita di tre ispettori giunti a Nauru da Canberra per verificare lo stato di detenzione dei richiedenti asilo. Trasportato a Brisbane con un’eliambulanza, il ragazzo è morto a causa delle ustioni presenti sull’80 per cento del corpo.
Ad alcuni ispettori dell’ONU e di alcune ONG (tra cui Amnesty International) è stato rifiutato di accedere ai campi. Anche l’accesso ai giornalisti è stato limitato il più possibile (a febbraio del 2014 il costo del permesso di entrata per loro è aumentato in maniera vertiginosa). Alcuni medici dell’International Health and Management Services hanno diffuso una relazione nella quale denunciavano lo stato fisico delle persone e il livello insufficiente di cure offerte dai centri di accoglienza tutt’altro che accoglienti. Durissimo il giudizio di Anna Neistat, direttrice della Ricerca di Amnesty International: “La politica dell’Australia di esiliare i richiedenti asilo che arrivano via mare è crudele fino all’eccesso”. “Pochi altri paesi fanno così tanti sforzi nell’infliggere deliberatamente sofferenza a persone in cerca di sicurezza e libertà”.
Human Rights Watch e Amnesty International hanno dichiarato che, con questo comportamento, il governo australiano ha violato il diritto di essere liberi dalla tortura e altri maltrattamenti e dalla detenzione arbitraria.
Tanto più che le autorità australiane sarebbero ben consapevoli degli abusi sui rifugiati che avvengono a Nauru. La Commissione australiana per i diritti umani (AHRC), l’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), un comitato ristretto del Senato e un esperto indipendente nominato dal governo hanno denunciato pubblicamente l’uso ripetuto di queste pratiche e hanno invitato il governo a modificarle.
Il primo ministro australiano Malcolm Turnbull ha dichiarato che esaminerà in prima persona i rapporti. Una risposta assolutamente insufficiente vista la gravità delle accuse.