Usa. Biden e Trump: rematch per la Casa Bianca?

di Domenico Maceri * –

SAN LUIS OBISPO (Usa). Il primo tentativo di Joe Biden di divenire presidente degli Usa avvenne nel 1987 alla “tenera” età di 44 anni. Ci riprovò nel 2008, ma la nomination del Partito Democratico andò a Barack Obama che conquistò la Casa Bianca all’età di 47 anni e nel 2008 fu rieletto per il suo secondo ed ultimo mandato. Biden ottenne la carica numero 2 e servì da vice presidente per due mandati con Obama. Non si candidò per la presidenza nel 2016 ma lo fece nel 2020 sconfiggendo Donald Trump. Biden ha recentemente annunciato ufficialmente la sua ricandidatura in un video in cui dice che “vuole finire” il lavoro iniziato nel mandato in corso. L’attuale inquilino alla Casa Bianca ha 80 anni e se rieletto diventerebbe il presidente più vecchio nella storia americana per i suoi due mandati.
C’erano dubbi sulla sua ricandidatura considerando l’età, ma Biden ha deciso di seguire la strada della stragrande maggioranza dei presidenti di correre per un secondo mandato. Solo Calvin Coolidge, Harry Truman, e Lyndon Johnson decisero di gettare la spugna a conclusione del loro primo mandato. Con la probabile vittoria di Trump nelle primarie repubblicane si avrebbe un’altra anomalia: dalla Seconda Guerra Mondiale in poi solo due candidati presidenziali, Dwight Eisenhower e Adlai Stevenson, si sono sfidati due volte. In ambedue i casi vinse Eisenhower, il candidato repubblicano.
Adesso però sembra che nessuno dei due probabili candidati alle elezioni del 2024 sia desiderato. Secondo un sondaggio della Nbc il 60 percento degli americani non vuole che Trump si candidi. Nel caso di Biden la cifra sale al 70 percento.
Ovviamente nessuno dei due ha deciso di seguire queste indicazioni. Supponendo che Biden e Trump avranno il rematch, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha buone possibilità di ripetere il percorso di Eisenhower anche se la strada non è completamente spianata. Nel sondaggio della Nbc emerge che il 69 percento identifica l’età come problema. Persino il 45 percento dei democratici non vuole che si ricandidi. Biden ha 80 anni e alla fine del suo secondo mandato ne avrebbe 86. Lo stesso sondaggio ci dice che solo il 41 percento approva il suo operato e per quanto riguarda l’economia la cifra di approvazione scende al 38 percento.
Biden però ha dimostrato di rimanere in forma come ci dimostra il suo intervento al Congresso in occasione dello Stato dell’Unione. L’inquilino della Casa Bianca si è conquistato gli applausi quando ha improvvisato una trappola per i repubblicani presenti di non tagliare il Social Security e il Medicare. Tutti hanno applaudito, incluso i repubblicani, creando loro difficoltà ad attaccare questi programmi per gli anziani.
Biden non meriterebbe l’indice di gradimento così basso poiché i suoi successi legislativi hanno avuto e continueranno ad avere effetti positivi. Gli investimenti sulle infrastrutture e i limiti al prezzo dell’insulina a 35 dollari migliorano la vita di tutti gli americani. L’economia sta andando bene, con una disoccupazione sul 3,5 percento e l’inflazione sta anche scendendo.
Ciononostante gli americani non riconoscono questi successi poiché l’amministrazione di Biden non è riuscita a sottolinearli, ripetendoli costantemente. In parte ciò si deve all’opposizione dei repubblicani che continua a dire che il Paese stia andando a rotoli. Se ciò fosse vero nessuno vorrebbe trasferirsi negli Stati Uniti. Si tratta proprio del contrario. L’America continua ad attirare gente da tutte le parti del mondo. La Casa Bianca intende fare una campagna ricordando i successi di Biden specialmente negli Stati storicamente in bilico come la Pennsylvania, l’Arizona, la Georgia, il Michigan e il Wisconsin.
Trump da parte sua non naviga in acque tranquille. Il suo successo potrebbe essere la conquista della nomination del suo partito che lui continua a dominare. Persino Ron DeSantis, il governatore della Florida che sembrava potergli sbarrare la strada, ha inciampato sulla politica estera con commenti dilettantistici, segno di una buona dose di impreparazione. Le cose potrebbero cambiare specialmente con le nuvole dei processi in corso e quelli a venire sia civili che criminali. La procuratrice della Georgia Fani Willis ha recentemente fatto richiesta di ulteriori misure di sicurezza in preparazione per annunci criminali sull’elezione del 2020. Paradossalmente la maggioranza di questi guai legali non impedirebbe a Trump di correre per la presidenza anche se una condanna di sedizione per le sue responsabilità negli assalti al Campidoglio nel 2021 lo renderebbe ineleggibile.
Il guaio principale per Trump però è la sua insistenza sull’elezione del 2020 che continua a dire sia stata truccata. L’altro grosso guaio è che nonostante la sua relativa facilità di probabile successo alle primarie egli non riesce ad andare oltre il supporto della sua base. Gli elettori indipendenti che tipicamente decidono le elezioni presidenziali favorirebbero Biden, scegliendo il meno male. Un sondaggio del Wall Street Journal ci informa che nessuno dei due probabili candidati causa entusiasmi ma la scelta fra i due vede Biden con il 54 percento e Trump con il 15 percento.
Biden ripete con frequenza che gli elettori non lo dovrebbero “comparare a Dio” insistendo che dovrebbe essere comparato all’alternativa, ossia Trump e i suoi sostenitori MAGA. Per sottolineare il contrasto con il suo probabile avversario Biden spesso ripete che gli Stati Uniti sono un “Paese decente” suggerendo il contrario su Trump. Da ricordare che proprio di questi giorni è in corso il processo di E. Jean Carroll la quale ha accusato Trump di averla stuprata nel 1996. Da aggiungere anche che l’ex vice presidente Mike Pence ha testimoniato al gran giurì che sta indagando le responsabilità di Trump negli assalti al Campidoglio il 6 gennaio del 2021. In effetti Biden è sicuro che la carta vincente per il suo secondo mandato sarà proprio il rifiuto americano dell’individuo che ha già sconfitto nel 2020.

* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.