Bielorussia. Migranti: il boomerang di Lukashenko

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Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko sta in qualche modo cercando di riparare alla situazione drammatica delle migliaia di profughi giunti in aereo in Bielorussia e spinti al confine con la Polonia, dove sono stati bloccati dai militari di Varsavia. L’aver utilizzato i disperati per fare pressioni sull’Unione Europea si è rivelato un boomerang, anche perché ora si trova a dover gestire la situazione miserrima in cui si trovano 7mila disperati e comunque da Bruxelles è in arrivo una nuova lenzuolata di sanzioni.
Il colloquio con il presidente russo Vladimir Putin di due giorni fa si è tradotto con la condanna da parte dei due del blocco al confine dei migranti, che però, ha affermato Lukashenko, “non vengono in Bielorussia per stare qui, bensì per andate in Unione Europea”. Lukashenko ha anche respinto le accuse secondo cui sarebbe stato lui ad organizzare l’operazione per spingere i migranti al confine polacco, pur ammettendo alla BBC che “in alcuni casi i soldati hanno indicato loro la strada per la frontiera”.
Numerosi migranti sono stati ricoverati in un capannone per ripararsi dalle intemperie e per ricevere pasti caldi, mentre in 378 curdi iracheni hanno optato per il rimpatrio. La diplomazia è al lavoro, ed 2mila rifugiati potrebbero essere portati in Unione Europea. Lukashenko spinge perché vadano in Germania, la cancelliera Angela Merkel ha fatto sapere di non voler farsene carico.