di Paolo Menchi –
L’ex presidente della Bolivia, Evo Morales, sta cercando in tempo record di formare una nuova alleanza politica per poter presentare la sua candidatura alle elezioni presidenziali previste per il mese di agosto 2025. Questa volta, però, l’ex leader boliviano non sarà sostenuto dal Movimento al Socialismo (MAS), il partito che ha guidato per oltre 15 anni, ma dovrà cercare di allearsi con altre organizzazioni politiche riconosciute dal Tribunale Supremo Elettorale (TSE) del Paese.
Dopo aver perso il controllo del MAS, ora sotto l’influenza di gruppi sociali più vicini al governo del presidente Luis Arce, Morales si trova a dover navigare in un panorama politico frammentato. La sua unica possibilità di tornare sulla scena politica è quella di formare un’alleanza con una delle forze già registrate presso il TSE, evitando la creazione di un nuovo partito o il sostegno da parte di organizzazioni indigene o contadine.
Il legale Marcelo Galván, membro del team giuridico che supporta Morales, ha dichiarato all’agenzia di stampa EFE che si sta lavorando intensamente con diverse forze politiche per creare una coalizione che possa sostenere la candidatura dell’ex presidente. Recentemente, ci sono stati tentativi di alleanza con il Movimento Tercer Sistema (MTS), guidato da Félix Patzi, ex ministro dell’Istruzione di Morales, ma l’incontro non ha dato risultati concreti. Inoltre, è emersa anche la possibilità di un dialogo con il Partito Azione Nazionale Boliviano (Pan-Bol), i cui dirigenti hanno confermato di essere in contatto con vari candidati.
La sfida di Morales è resa ancora più difficile da una decisione del TSE che, nel novembre 2024, lo ha estromesso dalla presidenza del MAS, dopo quasi tre decenni di leadership. Un verdetto costituzionale ha infatti imposto al TSE di riconoscere Grover García, un dirigente vicino ad Arce, come nuovo presidente del MAS, segnando una rottura definitiva tra i due ex alleati.
A livello istituzionale, il TSE ha confermato che ci sono attualmente 13 partiti con personalità giuridica e cinque organizzazioni indigene che potrebbero partecipare alle elezioni presidenziali del 17 agosto. Inoltre, se alcune organizzazioni concluderanno la loro registrazione entro la convocazione ufficiale prevista per aprile 2025, potrebbero essere incluse nel panorama elettorale.
Tuttavia, il tempo stringe. Per la creazione di un nuovo partito, le leggi boliviane stabiliscono che sia necessario un periodo di almeno 120 giorni, durante i quali è richiesta la raccolta di almeno 107.000 firme in cinque delle nove regioni del Paese. Pertanto, Morales ha escluso la possibilità di costruire un nuovo movimento politico in tempo utile e ha ribadito che le sue opzioni si concentrano su alleanze già formalizzate.
Una complicazione ulteriore per Morales riguarda una sentenza costituzionale del dicembre 2023, che stabilisce che un presidente può essere rieletto una sola volta, sia consecutivamente che discontinua. Essendo già stato al potere per tre mandati consecutivi dal 2006 al 2019, la sua candidatura sarebbe bloccata da questa normativa. Inoltre, Morales sta affrontando un procedimento giudiziario per il reato di tratta di persone, per il quale è stato dichiarato in “ribellione” dopo non essersi presentato a due udienze, con un mandato di arresto pendente contro di lui.
La crescente distanza tra Morales e il presidente Arce, dovuta alle divergenze sul controllo del MAS e sulla candidatura presidenziale, sta dunque rendendo più difficile ogni tentativo di riconciliazione, mentre l’ex presidente cerca una via di uscita nella politica boliviana.Le prossime settimane saranno decisive per capire se Morales riuscirà a formare una coalizione che possa contrastare il governo di Arce e se sarà in grado di superare gli ostacoli legali e politici che lo separano dal ritorno al potere.