Bolivia. Le elezioni presidenziali si svolgeranno il 3 maggio

di Alberto Galvi

In Bolivia il prossimo 3 maggio si voterà di nuovo per eleggere il presidente della Repubblica e i membri dell’Assemblea legislativa, a causa della grave crisi politica scoppiata in seguito alle controverse elezioni presidenziali del 20 ottobre e alle dimissioni di Evo Morales a novembre.
Lo scopo di queste elezioni è quello di terminare il processo di transizione avviato a novembre e porre fine alla grave crisi politica, sociale e istituzionale che ha messo il paese sull’orlo di un conflitto civile.
L’Assemblea legislativa terminerà il suo mandato il 22 gennaio. Evo Morales ha chiesto ai membri dell’assemblea MAS (Movimiento al Socialismo) di rassegnare le dimissioni durante quella sessione per impedire al governo di transizione di estendere il proprio mandato.
In seguito alle dimissioni di Morales è subentrata la presidente ad interim della Bolivia, Jeanine Anez, che è stata autorizzata secondo la Costituzione, dagli articoli 169 e 170, a prendere il suo posto nel periodo di transizione.
Secondo la Costituzione boliviana, prima delle dimissioni del presidente spetterebbe l’incarico al vice presidente, seguendo la linea al presidente del Senato o della Camera, tuttavia, tutti questi si sarebbero dimessi.
Anche il TCP (Tribunal Constitucional Plurinacional) ha riconosciuto Jeanine Anez come presidente ad interim della Bolivia. Morales aveva invece suggerito come capo dello Stato il presidente della TCP di Bolivia María Cristina Diaz, ma ciò non è previsto dalla Costituzione.
La presidente Jeanine Anez non ha bisogno del consenso dell’Assemblea legislativa per governare dopo il 22 gennaio, e poiché le sue funzioni cessano in quella data, lo stato di diritto è garantito da altri 3 poteri che rimangono in vigore come l’esecutivo, il giudiziario e l’elettorale.
Evo Morales, in uno dei suoi ultimi messaggi da Buenos Aires, ha invece insistito sul fatto che la presidenza della Anez si concluderà il 22 di gennaio. Il paese è in attesa della pronuncia della sentenza da parte della TCP che emetterà una dichiarazione sul disegno di legge per l’estensione del mandato per le autorità elette e all’esecutivo.
Il governo ad interim ha intanto annunciato di indagare su 592 autorità del precedente governo, mentre è già stato arrestato Carlos Romero, ex ministro del governo boliviano e uno dei funzionari più fidati di Evo Morales.
L’ex presidente boliviano non sarà candidato alle elezioni, ma è stato nominato a capo della campagna elettorale del suo partito: è dimesso lo scorso novembre dopo che l’OEA (Organización de los Estados Americanos) ha rivelato la frode alle elezioni del 20 ottobre scorso.
Morales ha creato la sua base operativa elettorale a Buenos Aires, ed ha richiesto rifugio in Argentina, pertanto il suo attuale stato giuridico è quello di rifugiato o richiedente asilo. Il governo boliviano ha anche chiesto alle autorità argentine di non consentire al leader del MAS di fare appelli alla violenza o alla sovversione.
Finora invece i candidati alla presidenza sono: l’ex presidente, Jorge Tuto Quiroga, Carlos Mesa del MNR (Movimiento Nacionalista Revolucionario), Luis Fernando Camacho responsabile dell’istituzione del CPSC (Comité Pro Santa Cruz), Félix Patz del MTS (Movimiento Tercer Sistema), Chi Hyun Chung del PDC (Partido Demócrata Cristiano) e Israel Rodríguez del FPV (Frente Para la Victoria). Il MAS annuncerà tra qualche giorno il suo candidato alla presidenza.
Queste elezioni sono necessarie al paese per risolvere la crisi delle ultime settimane, che sono state un duro colpo per la popolazione boliviana.