BOLIVIA. Marcia indios: tensione resta alta, è sciopero. Sostituiti 2 ministri

Ansa, 28 set 11 –

Non si allenta la tensione in Bolivia dopo la repressione violenta della marcia degli indios in difesa della riserva amazzonica Parque Iseboro Secure’. Le dimissioni del ministro dell’Interno Sacha Llorenti e del suo vice Marcos Farfan, rassegnate sotto la pressione dell’indignazione generale, non sembrano essere sufficienti. Ne’ sembra bastare l’annuncio della sospensione temporanea del progetto di realizzare la strada che spaccherebbe in due la riserva naturale. Oggi, nel giorno dello sciopero generale di 24 ore convocato dalla Centrale Operaia in solidarieta’ con gli indigeni, decine di migliaia di persone sono tornate in piazza nella capitale e nelle principali citta’ del Paese, per chiedere la sostituzione di altri tre membri dell’esecutivo, ritenuti responsabili di quanto avvenuto. Sembra infatti che il capo di gabinetto Carlos Romero, il ministro dei Trasporti Walter Delgadillo e quello della Giustizia Nilda Copia, abbiano sollecitato l’intervento della polizia. Per far piena luce su quanto avvenuto, il procuratore generale dello Stato Mario Uribe ha spiegato di aver aperto un’inchiesta penale nei confronti dell’ex ministro Llorenti e dei poliziotti che hanno partecipato alla repressione avvenuta domenica a San Miguel de Chaparina. E non ha escluso, laddove dovesse rivelarsi necessario, di ascoltare anche la testimonianza dello stesso Morales. A fronte della possibilita’ di perdere nuovi pezzi dell’esecutivo, il presidente ieri sera, in fretta e furia, ha nominato i due nuovi ministri della Difesa e dell’Interno, sottolineando che l’infrastruttura all’origine del conflitto non e’ frutto di un suo ”capriccio”, ma la richiesta di numerose realta’ sociali che vivono nell’area. Intanto gli indigeni che in queste ore sono sulle montagne alla ricerca dei compagni fuggiti davanti ai manganelli e al gas della polizia, giurano che non mancheranno alla loro parola e che riprenderanno la loro marcia verso La Paz. Mentre dalle piazze di tutto il Paese i manifestanti hanno gridato che si aggiungeranno a loro se il progetto della strada non sara’ definitivamente abbandonato. L’infrastruttura di 366 chilometri tra Villa Tunari (Cochabamba) e San Ignazio di Moxos (Beni), porterebbe, tra l’altro, alla distruzione di un’ampia superficie di foresta.