Bolivia. Presidenziali: Morales tra cocalero e MAS si candida per il quarto mandato

di Alberto Galvi –

A ottobre la Bolivia si appresta a votare per le elezioni presidenziali. Il TSE (Supreme Electoral Tribunal) del paese sudamericano ha indetto le elezioni generali il 20 ottobre, in cui si voterà oltre che per il presidente della Repubblica e il suo vice anche per 36 senatori e 130 deputati. Il presidente della Bolivia Morales, sarà il candidato del partito MAS (Movimiento Al Socialismo) e il suo candidato alla vicepresidenza sarà Alvaro Garcia Linera.
La candidatura dell’attuale presidente è stata coinvolta da polemiche. Morales ha perso una consultazione referendaria il 21 febbraio del 2016, in cui si chiedeva al popolo boliviano se potesse tornare a candidarsi per un nuovo mandato visto che la Costituzione del paese pone il limite dei 2 mandati consecutivi. Il presidente ha perso quella consultazione, ma un anno dopo è stato autorizzato dalla Corte costituzionale su richiesta del partito MAS, a partecipare alle elezioni del 2019.
Ricordiamo che la divisione dei poteri dello stato boliviano è solo fittizia, dal momento che il potere legislativo e giudiziario è gestito dal presidente che è sia il capo di stato che il capo del governo e che le istituzioni di controllo non svolgono adeguatamente le loro funzioni. Il MAS ha preso il potere velocemente, lasciando l’opposizione senza capacità di reazione.
Ci sono 9 candidati alle presidenziali, dopo le primarie dei partiti avvenute nel mese di gennaio. I deputati dell’opposizione hanno denunciato i membri del TSE che hanno autorizzato la candidatura di Morales alle primarie. Tuttavia, solo due coppie di candidati sembrano essere finora vincenti. Il presidente e il suo vice, sono dati come favoriti nella corsa elettorale per il periodo 2020-2025 seguiti dall’ex presidente Carlos Mesa e Gustavo Pedraza che fanno parte del fronte CC (Comunidad Ciudadana).
Gli altri candidati alla presidenza e i loro vice sono: Óscar Ortiz e Edwin Rodríguez del partito Bolivia dice No, Jaime Paz Zamora e Paola Barriga del PDC (Partido Demócrata Cristiano), Víctor Hugo Cárdenas e Humberto Peinado dell’UCS (Unidad Cívica Solidaridad), Virgilio Lema e Fernando Untoja del MNR (Movimiento Nacionalista Revolucionario), Jaime Paz Zamora e Paola Barriga  del PDC Partido Demócrata Cristiano), Ruth Nina e Leopoldo Chui  del Pan-Bol (Partido de Acción Nacional Boliviano) e Israel Rodríguez e Faustino Challapa de FPV (Frente Para la Victoria).
La carriera politica di Morales, è iniziata nel 1985 quando è stato nominato segretario generale del sindacato di cocalero Quechua e Aymara del FETCTC (Federación Especial de Trabajadores Campesinos del Trópico de Cochabamba). Nel 1988 è diventato dirigente delle 6 federazioni dei cocalero del Tropico di Cochabamba e dal 1996 ha presieduto il comitato di coordinamento delle sei federazioni di cocalero, che sono le organizzazioni sindacali più importanti in Bolivia. Oltre al FETCTC le altre 5 federazioni sono: FEYCH (Federación Especial Yungas del Chapare), FUCU (Federación Única de Centrales Unidas), FECCH (Federación Especial de Colonizadores de Chimoré), FECCT (Federación de Colonizadores de Carrasco Tropical) e FECAMTROP (Federación Campesina de Mujeres del Trópico).
Una volta che nel 1997 il sindacato si unì al MAS, il primo appuntamento elettorale alle elezioni comunali del 1999 ha avuto un successo relativo. Con la sua esperienza nei governi locali, il MAS ha preparato più accuratamente le elezioni del 2002. Dopo le elezioni municipali del dicembre 2004, il partito indigeno dei cocalero è diventato la prima forza politica del paese, diventando partito di governo per ben tre volte di fila.
Morales nel 2005 con il 54% dei voti divenne per la prima volta presidente della Bolivia. Uno dei maggiori successi del MAS è stato l’inclusione indigena a livello sociale e politico. La Costituzione boliviana approvata nel 2009 tramite referendum, riconosce l’esistenza di 36 gruppi etnici nel paese con i loro diritti. Con la nascita del MAS i cocalero decisero di trasformare la loro lotta sindacale in lotta politica.
La leadership del presidente si è imposta grazie alla fragilità economica in cui versava il paese che ha portato una serie di mobilitazioni da parte della popolazione in merito alla richiesta dei loro diritti attraverso la guerra dell’acqua nel 2000 e la guerra del gas nel 2003. Morales da quando è salito al potere ha nazionalizzato gli idrocarburi, aumentando i prezzi di vendita del gas, permettendo al governo di avere maggiori entrate.
La Banca Mondiale nel 1997 aveva puntato alla privatizzazione del sistema idrico boliviano. Il prezzo dell’acqua salì alle stelle e generò diffuse proteste da parte di operai e contadini fino al punto che il governo ha firmato un accordo per rivedere i tassi d’interesse. Morales ha cercato in questi anni la stabilità economica del paese e le politiche a favore degli indigeni. Tuttavia il settore privato è attualmente in crisi, perché a loro parere non ci sono condizioni per investire.
In politica estera il presidente boliviano decise nell’aprile 2006, di entrare nell’ALBA (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América) insieme all’Ecuador, al Venezuela e a Cuba in chiave anti statunitense. Gli altri paesi membri sono  Antigua e Barbuda, Dominica, Granada, Nicaragua, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent, Grenadine, Suriname Haiti come paese osservatore. Questa alleanza ormai sembra essere sempre più fragile visto che dei leader fondatori l’unico che è rimasto al potere è proprio Morales.
Il paese fondatore di questa alleanza, il Venezuela vive una crisi economica e politica senza precedenti. Per quanto riguarda l’Ecuador con il presidente Moreno e l’Honduras con il presidente Hernández invece sono usciti dall’alleanza lo scorso anno il primo e l’anno precedente il secondo. Inoltre altre alleanze in chiave anti Washington sono state fatte con la Cina e l’Iran. Il governo boliviano si sta avvicinando anche alla Russia per accordi di cooperazione nel campo dell’energia e degli armamenti.
In un decennio l’antiamericanismo è aumentato in Bolivia, da quando Morales ha espulso nel 2008 la DEA (Drug Enforcement Administration). Gli Stati Uniti stanno finanziando da tempo nella regione, una indiscriminata distruzione delle piantagioni di coca. I boliviani masticano le foglie di coca e ne fanno il tè da generazioni. Il governo boliviano che cerca di tutelare i piccoli coltivatori tenta di sradicare i raccolti non autorizzati dopo aver negoziato e trovato alternative per coloro che li piantano. Morales, che è il leader sindacale dei cocalero, ha svolto un ruolo attivo in questi negoziati con i sindacati.
Per vincere questa campagna elettorale il presidente boliviano ha il sostegno di 3 giovani politici che rappresentano il sindacato dei cocalero, il Governo e il Congresso. Le 3 nuove figure della politica boliviana sono: Andrónico Rodríguez, il vice di Morales nelle 6 Federazioni del Tropico di Cochabamba, Adriana Salvatierra, che è diventata la più giovane donna a presiedere il senato boliviano e Manuel Canelas, che ha assunto la carica di ministro della Comunicazione e portavoce del governo nel gennaio di quest’anno. Con un elettorato sempre più giovane il presidente ha deciso di utilizzare queste nuove figure della politica boliviana, cercando di far dimenticare al suo elettorato tutte le polemiche sulla sua candidatura.