Brasile. Al via il processo a Lula. L’accusa è di corruzione e riciclaggio

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Ha preso il via in Brasile il processo all’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva: “Lula”, com’è conosciuto, si trova alla sbarra al tribunale di Curtiba insieme ad altri 12 imputato per una serie di accuse inerenti la corruzione e il riciclaggio per lo scandalo Petrobras, l’azienda di Stato per i cui appalti vi sono state tangenti anche a 9 zeri.
Già in settembre, dopo la destituzione della presidente Dilma Rousseff, Lula era stato individuato dal pubblico ministero federale Sergio Moro quale numero uno della tangentopoli del paese latinoamericano, “il grande generale che comandò la realizzazione e la pratica dei reati, oltre a coordinarne il funzionamento ed eventualmente deciderne la paralisi”. Precisando che Lula era stato accusato in base a “reati specifici” e non per il suo ruolo presidenziale, Moro aveva affermato che gli esecutivi di Lula, dal 2003 al 2010, sono stati i “governi della tangentocrazia”.
Le indagini sono partite dal superattico del socialista Lula a Guarujà, sul litorale di San Paolo, secondo l’accusa frutto di tangenti, ma il sospetto è che ci sia ben altro, anche perché non è la prima volta che il nome dell’ex presidente salta fuori nel maxi-scandalo Petrobras e commesse statali: il 31 luglio Lula stato rinviato a giudizio dal giudice Ricardo Leite della Corte federale di Brasilia per “tentata ostruzione” in merito all’inchiesta sempre sull’affaire Petrobras e ai relativi fondi neri.
Tra gli imputati che sono in tribunale con Lula vi sono l’ex numero uno di Btg, André Esteves, l’ex avvocato di Amaral, Edson Ribeiro, l’imprenditore José Carlos Bumlai (amico personale di Lula) e suo figlio, Mauricio Bumlai.
A far scattare l’inchiesta è stato l’ex senatore del Pt Delcidio Amaral, il quale aveva accusato sia Lula che Rousseff di aver cercato, insieme agli altri, di comprare il silenzio dell’ex direttore della Petrobras Nestor Cerverò, che ha confessato e che si è messo a collaborare con gli inquirenti.
Amaral, stando a quanto appurato, avrebbe a suo tempo cercato di convincere Cerverò a non collaborare con la giustizia, offrendogli anche una via per uscire dal carcere. Il dialogo era stato tuttavia registrato dal figlio del direttore della Petrobras, e nella registrazione Amaral aveva detto di agire per conto di Lula, ancora molto influente nel panorama politico brasiliano, e di Rousseff.
Come se non bastasse, in aprile Rousseff aveva nominato Lula ministro della Casa civil (capo di Gabinetto)al fine di far avere all’ex presidente l’opportuna immunità e quindi di sottrarlo alle indagini sul caso Petrobras e per l’occultamento del patrimonio, cosa peraltro risultata da un’intercettazione. L’iniziativa, poi sospesa dal giudice federale Itagiba Catta Preta Neto, è costata alla Rousseff una denuncia per intralcio alla giustizia.
Sotto il tribunale si è tenuto un sit-in di sostenitori per i quali “Lula è vittima di un errore giudiziario”.