Brasile. Bolsonaro guadagna consensi. Nonostante tutto

di Paolo Menchi

Se in Brasile si votasse oggi molto probabilmente l’attuale presidente Jair Bolsonaro verrebbe rieletto, nonostante tutto.
Nonostante il Brasile sotto la sua presidenza stia facendo grandi passi indietro nel campo dei diritti civili con un esplicito disprezzo delle minoranze etniche condito da razzismo, con il mancato riconoscimento dei diritti delle donne e degli omosessuali, con il rifiuto dell’aborto e dell’immigrazione e con la proposta di liberalizzare le armi.
Nonostante le tematiche ambientali siano completamente ignorate ed anzi Bolsonaro abbia più volte fatto intendere che l’Amazzonia dovrebbe essere più sfruttata a livello commerciale, tanto che, quando nel 2019 sono scoppiati i numerosi incendi che l’hanno devastata, aveva minimizzato il problema accusando la stampa di ingigantire i fatti.
Nonostante abbia difeso la sanguinosa dittatura che aveva governato il Brasile negli anni 60/70 inneggiando addirittura alla tortura e proponendo di restaurarla per alcuni reati.
Il presidente era stato eletto nel 2018 dopo che il suo avversario Lula, nettamente in testa fino a quel momento nei sondaggi, era stato accusato di corruzione ed arrestato.
L’indagine denominata “Lava Jato” era stata condotta dal giudice Sergio Moro, divenuto poi popolarissimo, una sorta del Di Pietro della nostra Tangentopoli.
Era però parso piuttosto stridente vedere Moro diventare ministro della giustizia del presidente a cui aveva spianato la strada verso la vittoria.
Ma lo stesso ministro dopo pochi mesi aveva rotto con Bolsonaro perché il presidente aveva licenziato di propria iniziativa il capo della polizia, sembra a causa di alcune indagini sui suoi figli, accusati di corruzione e legami con la mafia brasiliana.
Per questo motivo il presidente aveva rischiato l’impeachment.
Il suo autoritarismo ha portato alla rinuncia di dieci ministri, due dei quali della salute dimessisi nel giro di un mese, a causa delle loro richiesta di attuare politiche di prevenzione nei confronti del Covid-19, a fronte della posizione negazionista di Bolsonaro.
Il noto scrittore e religioso Frei Betto è arrivato ad accusare pesantemente il presidente di voler diffondere la pandemia per compiere un genocidio e liberare il Brasile da migliaia di vecchi e di poveri, le categorie più colpite dalla malattia.
Adesso il paese ha un generale alla guida del Ministero della Salute che afferma di trovarsi in quella posizione “per eseguire gli ordini”.
Riguardo la sua cosiddetta politica “securtaria” volta diminuire la violenza Bolsonaro rivendica una diminuzione degli omicidi del 22%, dimenticando che era una tendenza già in discesa e che invece sono aumentate le violenze, che spesso arrivano fino all’assassinio, della polizia, soprattutto nelle grandi città e nei confronti dei leader dei movimenti civili e delle minoranze etniche.
Nei primi mesi dopo la sua elezione Bolsonaro aveva perso molti consensi ma durante il Covid-19, nonostante il suo negazionismo, ha erogato sussidi a 60 milioni di persone per l’equivalente di circa 105 euro mensili cadauno per la durata di tre mesi, poi prorogati fino al dicembre scorso, per far fronte al rallentamento dell’economia.
Forse non abituati ad avere elargizioni di questo tipo gli strati più bassi della popolazione sono ora quelli che sostengono Bolsonaro, la cui popolarità è risalita al 37%, ed è la dimostrazione che la gente non si preoccupa di vivere in un paese che sta progressivamente distruggendo la democrazia, a loro interessa premiare chi fa arrivare l’aiuto economico, una considerazione che si può applicare a molte nazioni.
Paradossalmente un presidente di estrema destra che attua politiche che stanno distanziando ancora di più le classi sociali favorendo i ricchi è riuscito ad ottenere il consenso degli strati più poveri della popolazione, grazie alla politica del sussidio.
Certo non si sa se gli aiuti verranno prorogati e in che misura, quindi il sentimento popolare potrebbe cambiare nei prossimi due anni ma, attualmente, nonostante le recenti elezioni locali non abbiano premiato né il partito di governo né il consueto rivale del PT di Lula, Bolsonaro risulta al primo posto nelle intenzioni di voto, con il 38 per cento, con ben 24 punti percentuali di vantaggio sul candidato al secondo posto, Fernando Haddad del PT. Il terzo classificato sarebbe l’ex ministro della giustizia Sergio Moro, che rappresenterebbe una nuova formazione politica.
A livello economico per il Brasile si prevede per il 2020 un calo della crescita del 5-6% ma con una ripresa per il 2021 del 3,5%, calcoli ancora molto approssimativi visto che ancora non è chiaro se e quando quest’anno finirà l’emergenza Covid-19.