Brasile. Rimpasto di governo e dimissioni dei vertici delle Forze armate

di Alberto Galvi

Raffica di dimissioni in Brasile ai vertici delle Forze armate, dove la sostituzione del ministro della Difesa ha comportato la rinuncia dell’intero vertice dell’apparato militare. Jair Bolsonaro ha dovuto accettare le dimissioni di Edson Pujol, comandante dell’Esercito, Ilques Barbosa Junior, comandante della Marina e Antonio Carlos Moretti Bermúdez, comandante dell’Aeronautica.
Bolsonaro avrebbe chiesto la rimozione del generale Pujol perché ha pubblicamente respinto la politicizzazione delle forze armate brasiliane e ha chiesto restrizioni più severe contro il Covid-19, che ha ucciso più di 314mila brasiliani. All’inizio di questo mese la gestione della pandemia e l’opposizione al loockdown effettuate da Bolsonaro sono state condannate a livello internazionale.
Precedentemente gli esperti militari avevano avvertito Bolsonaro che il Brasile dovrà affrontare gravi minacce alla sicurezza a causa dell’aumento degli impatti climatici. Le forze armate brasiliane potrebbero anche essere ridotte mentre rispondono a un aumento delle crisi umanitarie causate dai cambiamenti climatici nel paese, ed in Amazzonia la deforestazione è nuovamente aumentata dopo anni di progressi nella riduzione delle perdite.
La deforestazione nella regione amazzonica potrebbe alterare i modelli di precipitazioni in Brasile colpendo le centrali idroelettriche, la principale fonte di energia del paese, e le forniture idriche per i principali centri urbani. Bolsonaro critica apertamente gli sforzi per frenare il cambiamento climatico e ha anche affermato di voler sviluppare la regione amazzonica per risollevarla dalla povertà.
La destituzione in massa dei tre comandanti militari è un fatto senza precedenti. Per sostituirli Bolsonaro dovrebbe utilizzare il criterio di anzianità, ma se lo seguisse la nomina non trasmetterebbe l’immagine di una nomina politica o ideologica e la crisi sarebbe aggirata.
Il problema è che i vertici delle Forze armate non intendono agire politicamente, come suggerisce Bolsonaro. In altre parole se il presidente rispettasse il criterio dii anzianità, correrebbe il rischio di creare una crisi inutile mettendo ai vertici delle Forze armate la stessa tipologia di comandanti appena dimessi.
Il processo che ha coinvolto il ministro degli Esteri Ernesto Araújo ha portato in totale alle dimissioni e alle sostituzioni di sei dei ventitré ministri del governo. Questo risultato è stato ottenuto dopo che i diplomatici del paese e i membri del Congresso hanno accusato il presidente di offuscare la posizione del Brasile e di metterlo in una posizione difficile per ottenere vaccini da altri paesi.
Gli altri ministri dimessi sono: il ministro della Difesa Fernando Azevedo e Silva, il ministro della Giustizia André Mendonça, il Segretario del governo Luiz Eduardo Ramos, il capo di Stato maggiore Walter Souza Braga Netto e il Procuratore generale José Levi.
Tre dei ministri sono stati trasferiti ad altri portafogli: Braga Netto sarà incaricato alla Difesa, Mendonça sarà AGU (Advocacia-Geral da União) e Ramos andrà al ministero della Casa Civile. Inoltre Carlos Alberto Franco França prenderà le redini del ministero degli Esteri, Flávia Arruda sarà responsabile della Segreteria del governo e Anderson Torres assumerà il ministero della Giustizia, mentre lasceranno il governo, oltre ad Araújo, Fernando Azevedo e Silva e José Levi.
Questo mese le possibilità di rielezione di Bolsonaro hanno subito un duro colpo dopo che è stato liberato l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva del partito PT (Partido dos Trabalhadores), per sfidarlo dopo la decisione a sorpresa di annullare le condanne per corruzione contro di lui. Il ritorno di Lula alla politica cambia tutto in quanto correrà contro Bolsonaro nel 2022.