Brasile. Guerra fra giudici per trattenere in carcere o rilasciare Lula

Notizie Geopolitiche –

E’ scontro tra tribunali in Brasile con ordini e contrordini di scarcerazione e di trattenimento in cella dell’ex presidente dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, condannato in aprile dal tribunale di Porto Alegre a scontare la condanna a 12 anni per corruzione, mandato d’arresto firmato dal giudice Sergio Moro.
A disporre la scarcerazione è stato ieri, domenica, il giudice di turno del tribunale d’appello Rogério Favreto, probabilmente ritenendo la carcerazione di Lula già al secondo grado di giudizio una manovra politica ideata per tenerlo fuori dalla corsa per le presidenziali. D’altro canto sono state fino ad oggi 78 le richieste di scarcerazione presentate dalla difesa, 5 respinte dal giudice di primo grado, Sergio Moro, 44 dal tribunale d’appello di Porto Alegre, 17 dal Supremo tribunale di giustizia e 12 dal Supremo tribunale federale.
Fatto sta che Favreto ha ordinato con veemenza ai poliziotti di liberare l’ex presidente brasiliano, ma essi si sono rifiutati facendo notare che era domenica, per cui è stato chiamato il giudice federale Gebran Neto che è intervenuto immediatamente per bloccare l’ordine di scarcerazione.
Oggi la cosa è stata presa in mano dal presidente del tribunale federale regionale di Porto Alegre,  Thompson Flores, il quale ha dato ragione a Neto ed ha disposto il trattenimento in carcere di Lula.
Luiz Inacio Lula da Silva è stato ritenuto colpevole in merito all’affaire Petrobras, la compagnia di Stato brasiliana del petrolio. Nella fattispecie Lula, che è stato presidente dal 2003 e al 2010, è stato trovato colpevole di essersi intascato una tangente di complessivamente 1,2 milioni di dollari dall’azienda di costruzioni Oas, denaro poi usato per la costruzione di una villa a tre piani nella città costiera di Guaruja. Con la firma di Lula la Oas ha ottenuto contratti dalla compagnia petrolifera Petrobras.
Per salvare Lula dal processo, la ex presidente brasiliana Dilma Rousseff aveva tentato di nominare il suo predecessore ministro della Casa Civil (capo di Gabinetto, durato 1 giorno) e quindi di fargli avere l’immunità, ma poi nello stesso scandalo era rimasta impigliata lei stessa anche perché i dialoghi erano intercettati. L’iniziativa, poi sospesa dal giudice federale Itagiba Catta Preta Neto, era costata alla Rousseff una denuncia per intralcio alla giustizia.
Rousseff poi era stata accusata di aver truccato i conti dello Stato al fine di far vedere in campagna elettorale un andamento dell’economia che non c’era, per cui era stata processata e dimessa dal suo incarico.
Nel settembre 2017 Lula era stato individuato dal pubblico ministero federale Sergio Moro quale numero uno della tangentopoli del paese latinoamericano, “il grande generale che comandò la realizzazione e la pratica dei reati, oltre a coordinarne il funzionamento ed eventualmente deciderne la paralisi”. Precisando che Lula era stato accusato in base a “reati specifici” e non per il suo ruolo presidenziale, Moro aveva affermato che gli esecutivi di Lula erano stati “governi della tangentocrazia”.