di Paolo Menchi –
Nel novembre 2022, pochi giorni dopo la vittoria elettorale di Luiz Inácio Lula da Silva contro l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, è emerso un inquietante complotto golpista, oggi rivelato dalla polizia federale. Questo piano, che prevedeva l’assassinio di Lula, del vicepresidente eletto Geraldo Alckmin e del giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes, mirava a impedire la cerimonia di investitura di Lula e a mantenere al potere Bolsonaro. Il piano ha avuto luogo nel contesto di una congiura che vedeva coinvolti militari, alti funzionari del governo e altri individui legati a Bolsonaro, ed è stato descritto come uno degli episodi più gravi della recente storia brasiliana.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta, il complotto per assassinare Lula e i suoi alleati è stato studiato nei dettagli da un gruppo di alti funzionari, tra cui il generale in pensione Mario Fernandes, all’epoca segretario esecutivo della Segreteria generale della presidenza. Il piano, battezzato “Daga verde amarelha” (Pugnale Verde Giallo), in riferimento ai colori della bandiera brasiliana, prevedeva l’utilizzo di armi pesanti, come lanciagranate, mitragliatrici e addirittura agenti chimici, con l’obiettivo di eliminare i principali leader della politica brasiliana, inclusi i giudici che avevano supervisionato la causa elettorale.
I sospetti coinvolti nel piano avevano preso a dare nomi in codice ai protagonisti del complotto, come se fosse una trama di una serie televisiva. Lula veniva chiamato “Jeca”, Alckmin “Joca”, e Moraes “la Professoressa”. Questa operazione si sarebbe dovuta compiere il 15 dicembre 2022, due settimane prima dell’investitura di Lula, con l’intenzione di impedire la sua assunzione alla presidenza. In effetti, la polizia ha scoperto che il piano non si limitava all’assassinio, ma includeva anche il tentativo di stabilire un governo parallelo pro-Bolsonaro.
Gli investigatori hanno trovato numerosi documenti e messaggi che descrivono la preparazione dell’attentato, inclusi piani logistici dettagliati per l’omicidio e una lista di equipaggiamenti necessari. Tra gli oggetti richiesti c’erano telefoni, armamenti e veicoli blindati. Per quanto riguarda il modo in cui sarebbe stato realizzato l’attentato, la polizia ha trovato riferimenti all’uso di veleno per uccidere Lula, data la sua salute fragile e le sue frequenti visite in ospedale. Altri documenti menzionano l’uso di bombe e lanciagranate.
Un altro elemento inquietante che è emerso è la presenza di un infiltrato tra i membri della sicurezza di Lula. In effetti, il piano era stato discusso in una serie di incontri riservati, tra cui uno che ha avuto luogo il 12 novembre 2022, nella residenza privata del generale Walter Braga Netto, ex ministro della Difesa sotto Bolsonaro. Questo incontro ha visto la partecipazione anche di Mauro Cid, l’ex aiutante di campo di Bolsonaro, che ha avuto un ruolo cruciale nell’elaborazione del piano.
Un aspetto centrale emerso dalle indagini è il coinvolgimento diretto di Bolsonaro. Secondo la polizia, l’ex presidente era a conoscenza del complotto e avrebbe discusso apertamente con i suoi alleati militari e politici la possibilità di un golpe per annullare i risultati elettorali e impedire l’assunzione di Lula. I sospetti implicano anche che Bolsonaro non fosse contrario al piano e che, anzi, avrebbe approvato le azioni dei suoi alleati.
In una conversazione intercettata, il generale Fernandes ha raccontato che Bolsonaro gli avrebbe detto che la “vittoria ufficiale di Lula” non sarebbe stata un ostacolo al piano per impedire la sua investitura, fissata per il 1 gennaio 2023. Questo ha suscitato ulteriori interrogativi sulla misura in cui l’ex presidente fosse complice attivo nel complotto.
La polizia federale ha recentemente arrestato diverse persone coinvolte nel piano, tra cui il generale Mario Fernandes e alcuni membri delle forze speciali dell’esercito, noti come “kids pretos”. Questi soldati erano addestrati per compiere missioni ad alto rischio e segrete, come guerre irregolari e operazioni di sabotaggio. Inoltre, sono stati arrestati anche alcuni agenti della polizia federale che avevano partecipato alla pianificazione del golpe.
La scoperta di questo complotto ha avuto un forte impatto in Brasile, dove ha sollevato interrogativi sulla profondità delle divisioni politiche nel paese e sul grado di radicalizzazione di alcune frange della società. L’operazione “Anti Golpe”, che ha portato all’arresto dei sospetti, ha ricevuto l’appoggio di gran parte del governo di Lula, che ha definito il piano “un tentativo di distruggere la democrazia brasiliana”. Tuttavia, nonostante le accuse gravi, Bolsonaro e i suoi alleati politici si sono difesi, affermando che la responsabilità fosse di individui isolati e non di una cospirazione diffusa all’interno del governo.
Il piano per assassinare Lula e i suoi alleati rappresenta uno dei momenti più bui della recente storia del Brasile, dove il clima di instabilità politica ha portato alla radicalizzazione di frange dell’estrema destra. La vicenda solleva anche interrogativi sul ruolo delle forze armate e di altri apparati statali nel sostenere piani golpisti. Sebbene il complotto non sia riuscito, le sue implicazioni politiche e legali sono destinate a lasciare cicatrici profonde nel paese. La prossima fase dell’inchiesta si concentrerà su chi sono stati i veri promotori del piano e su come si è evoluto il coinvolgimento di Bolsonaro, il quale, pur non essendo ancora formalmente accusato, rimane una figura centrale nelle indagini.