Brasile. Il partito di Lula vuole ricandidarlo, nonostante sia in carcere

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L’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva verrà candidato dalla sua forza politica, il Partito dei Lavoratori, alle presidenziali, nonostante sia in carcere e ne siano respinti gli appelli alla scarcerazione; Lula è stato condannato in quanto ritenuto colpevole in merito all’affaire Petrobras, la compagnia di Stato brasiliana del petrolio. Nella fattispecie l’ex presidente, che ha guidato il paese dal 2003 e al 2010, è stato trovato colpevole di essersi intascato una tangente di complessivamente 1,2 milioni di dollari dall’azienda di costruzioni Oas, denaro poi usato per la costruzione di una villa a tre piani nella città costiera di Guaruja. Con la firma di Lula la Oas ha ottenuto contratti dalla compagnia petrolifera Petrobras.
Nonostante questo Gleisi Hoffmann, presidente del partito di Lula, ha parlato davanti ai sostenitori dell’ex presidente dell’importanza di candidarlo al terzo mandato al fine “di affrontare un sistema marcio”. Tuttavia è difficile che la candidatura di Lula, che deve scontare 12 anni di carcere, venga convalidata.
Già per salvare Lula dal processo, la ex presidente brasiliana Dilma Rousseff aveva tentato di nominare il suo predecessore ministro della Casa Civil (capo di Gabinetto, durato 1 giorno) e quindi di fargli avere l’immunità, ma poi nello stesso scandalo era rimasta impigliata lei stessa anche perché i dialoghi erano intercettati. L’iniziativa, poi sospesa dal giudice federale Itagiba Catta Preta Neto, era costata alla Rousseff una denuncia per intralcio alla giustizia.
Rousseff poi era stata accusata di aver truccato i conti dello Stato al fine di far vedere in campagna elettorale un andamento dell’economia che non c’era, per cui era stata processata e dimessa dal suo incarico.
Nel settembre 2017 Lula era stato individuato dal pubblico ministero federale Sergio Moro quale numero uno della tangentopoli del paese latinoamericano, “il grande generale che comandò la realizzazione e la pratica dei reati, oltre a coordinarne il funzionamento ed eventualmente deciderne la paralisi”. Precisando che Lula era stato accusato in base a “reati specifici” e non per il suo ruolo presidenziale, Moro aveva affermato che gli esecutivi di Lula erano stati “governi della tangentocrazia”.