Brasile. Lula: il tribunale non esaminerà la richiesta di scarcerazione

Notizie Geopolitiche

Il Superiore Tribunale di Giustizia brasiliano ha reso noto oggi che non verrà esaminata la nuova richiesta di scarcerazione dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, condannato in aprile dal tribunale di Porto Alegre a scontare la condanna a 12 anni per corruzione, mandato d’arresto firmato dal giudice Sergio Moro. Il caso sarebbe dovuto essere esaminato dalla Corte martedì prossimo, ma l’istanza è stata rigettata anche perché medesima richiesta era stata sottoposta a giudizio solo lo scorso 12 maggio.
Permane negli apparti giudiziari brasiliani il dubbio circa la liceità di una detenzione già al secondo grado di giudizio, mentre per l’ex leader del Partito dei Lavoratori si presenta sempre più difficile la possibilità di correre alle presidenziali per un nuovo mandato.
Lula è stato ritenuto colpevole in merito all’affaire Petrobras, la compagnia di Stato brasiliana del petrolio. Nella fattispecie Lula, che è stato presidente dal 2003 e al 2010, è stato trovato colpevole di essersi intascato una tangente di complessivamente 1,2 milioni di dollari dall’azienda di costruzioni Oas, denaro poi usato per la costruzione di una villa a tre piani nella città costiera di Guaruja. Con la firma di Lula la Oas ha ottenuto contratti dalla compagnia petrolifera Petrobras.
Per salvare Lula dal processo, la ex presidente brasiliana Dilma Rousseff aveva tentato di nominare il suo predecessore ministro della Casa Civil (capo di Gabinetto, durato 1 giorno) e quindi di fargli avere l’immunità, ma poi nello stesso scandalo era rimasta impigliata lei stessa anche perché i dialoghi erano intercettati. L’iniziativa, poi sospesa dal giudice federale Itagiba Catta Preta Neto, era costata alla Rousseff una denuncia per intralcio alla giustizia.
Rousseff poi era stata accusata di aver truccato i conti dello Stato al fine di far vedere in campagna elettorale un andamento dell’economia che non c’era, per cui era stata processata e dimessa dal suo incarico.
Nel settembre 2017 Lula era stato individuato dal pubblico ministero federale Sergio Moro quale numero uno della tangentopoli del paese latinoamericano, “il grande generale che comandò la realizzazione e la pratica dei reati, oltre a coordinarne il funzionamento ed eventualmente deciderne la paralisi”. Precisando che Lula era stato accusato in base a “reati specifici” e non per il suo ruolo presidenziale, Moro aveva affermato che gli esecutivi di Lula erano stati “governi della tangentocrazia”.