Brasile. Lula pronto a sfidare Bolsonaro

di Paolo Menchi

Manca oltre un anno alle prossime elezioni presidenziali brasiliane, ma già vengono diffusi numerosi sondaggi che fanno comprendere quanto siano attese e di quanto già se ne parli.
Le consultazioni elettorali si svolgeranno nell’ottobre 2022, ma il fermento attuale nasce dalla notizia, ormai vecchia di qualche mese, dell’assoluzione dell’ex presidente Luis Inacio Lula da Silva che gli permetterà di presentarsi come candidato ed affrontare il presidente uscente Jair Bolsonaro.
Come si ricorderà, nel 2018, in vantaggio secondo i sondaggi, Lula non si era potuto presentare perché condannato nel mese di aprile dello stesso anno a 12 anni di carcere per riciclaggio e corruzione, pena che l’ex presidente ha effettivamente scontato dentro una prigione per circa un anno e mezzo, fino ad una pronuncia delle Corte suprema che aveva riconosciuto la possibilità agli imputati di non essere carcerati fino alla sentenza definitiva.
Nei primi mesi di quest’anno la Corte suprema ha annullato le quattro condanne contro l’ex presidente, riconoscendo che il giudice Sergio Moro aveva spinto i pubblici ministeri contro Lula fornendo loro prove per incriminarlo. Lo stesso Moro era poi diventato ministro della giustizia del governo Bolsonaro, anche questo un fatto perlomeno di cattivo gusto se non molto sospetto, prima di dimettersi dopo pochi mesi per divergenze con il presidente.
Una situazione apparsa subito molto poco chiara, ma che aveva spianato la strada a Bolsonaro per vincere, visto che non aveva più un rivale autorevole.
Secondo un sondaggio dell’Istituto Datafolha, se si votasse oggi nel primo turno Lula prenderebbe il 41% dei voti contro il 23% del suo avversario, mentre nel ballottaggio voterebbero per Bolsonaro il 32% contro il 55% del rivale che tornerebbe ad essere presidente dopo la sua ultima elezione avvenuta nel 2006.
Al di là dei sondaggi, che così a lunga scadenza sono poco affidabili, sicuramente il presidente dai primi mesi del 2021 sta perdendo progressivamente consensi, dopo che al termine dello scorso anno, grazie anche al fatto di aver erogato sussidi a pioggia, sembrava stesse aumentando la sua popolarità proprio tra le classi meno abbienti che non rappresentano certo il suo principale bacino di voti.
Le accuse sulla pessima gestione della pandemia e il ritardo nel piano vaccinale sono la punta dell’iceberg del peggior momento che sta vivendo la presidenza Bolsonaro, che continua imperterrito a voler gestire il paese in modo autoritario, perdendo così i suoi uomini più fedeli con una serie di dimissioni tra i ministri che non ha precedenti.
Tra coloro che hanno preferito andarsene ricordiamo il ministro della Difesa, il generale Fernando Azevedo e Silva, uno dei fedelissimi di Bolsonaro, che è sintomatico di come persino l’esercito, triste simbolo della dittatura, questa volta stia prendendo le distanze da un presidente troppo autoritario, completamente chiuso al confronto anche con gli alleati.
Alcuni tra i più recenti provvedimenti, come quello che amplia le zone dove sfruttare le miniere, non tenendo in alcun conto la tutela dei territori delle popolazioni native e una maggiore liberalizzazione delle armi si aggiungono ai precedenti interventi contro la salvaguardia ambientale, in particolare dell’Amazzonia, e l’assenza di politiche che favoriscano la parità di genere e il rispetto delle minoranze non hanno fatto altro che allontanare sempre di più Bolsonaro anche da chi lo aveva votato.
Il possibile ritorno di Lula rappresenta non solo per la sinistra progressista ma anche per i moderati la speranza di restituire ai brasiliani quei diritti civili e di rispetto delle minoranze ormai fondamentali in un paese moderno, oltre a ridare una spinta alle politiche sociali e strutturali per la lotta alla fame e alla povertà, rinunciando ai semplici sussidi che creano consensi nell’immediato ma che non risolvono il problema di fondo; infine ci si aspetta anche un’inversione di tendenza riguardo lo sfruttamento economico di quei territori che devono essere tutelati per il bene di tutti.

Luiz Inácio Lula da Silva. (Foto: comitelulalivre.org).