Brasile. Lula spinge per l’unione monetaria con l’Argentina

di Paolo Menchi

L’annuncio secondo cui Brasile e Argentina stanno discutendo sulla creazione di una moneta unica ha scatenato da una parte ironia e scetticismo, e dall’altra ha fatto rinascere vecchie speranze che sembravano sopite.
Avere nella regione latino-americana una moneta comune, come è avvenuto in Europa con l’euro creando così il secondo blocco monetario del mondo che rappresenterebbe il 5% del pil mondiale, è stato in passato spesso ipotizzato.
Il commento più tranciante, ma nello stesso tempo più realistico, è stato quello di Juan Batteleme, professore di relazioni internazionali all’Università di Buenos Aires, il quale ha dichiarato che l’America Latina ha già la sua moneta unica che è il dollaro americano.
Anche fosse una unione solo tra Brasile e Argentina, l’ipotesi appare totalmente improbabile perché unirebbe la più grande economia della regione con una delle più deboli, l’Argentina, che rischia il decimo default da quando è diventata indipendente nel 1816.
Il Brasile ha il tasso di inflazione del 5,8% contro il 95% argentino, basterebbe già questo dato per bloccare ogni iniziativa di unione, senza parlare dei diversi volumi delle riserve internazionali in dollari.
A parte le dichiarazioni utopistiche sul come sarebbe bello se ci fosse la moneta unica, in passato l’unico vero tentativo di creare qualcosa di simile fu il SUCRE (Sistema Unificado de Compensación Regional) voluto da Cuba per facilitare il commercio transfrontaliero tra i paesi a cosiddetto “regime bolivariano”, vale a dire oltre alla stessa Cuba, Bolivia, Nicaragua e Venezuela, ma il progetto era naufragato in poco tempo di fronte a numerose difficoltà oggettive.
L’America Latina avrebbe bisogno più che di una moneta unica di un mercato unico, ma anche in questo caso la cosa è sempre stata estremamente difficile perché si scontra con i diversi rapporti che ogni singola nazione ha con gli Stati Uniti e la Cina ma anche tra loro stesse.
Contrariamente all’Europa le differenze sociali, economiche e politiche sono troppo marcate per pensare che qualcuno possa in qualche modo rinunciare alla sovranità nazionale o ai rapporti privilegiati con nazioni forti in nome di un bene comune.
Che questi accordi si chiamino trattati di libero commercio, Mercosur o Unasur, si tratta sempre comunque di esperimenti che hanno portato a scarsi risultati, a meno che non siano state alleanze tra due singoli paesi legati dalle stesse ideologie politiche.
Probabilmente la proposta di Lula di lavorare all‘ipotesi di unione monetaria con l’Argentina può essere visto come il tentativo di voler essere il paese guida della regione, coinvolgendo prima
un‘altra grande nazione, sperando che gli altri paesi della regione si accodino, magari per perseguire obiettivi commerciali comuni, ma la moneta unica al momento non può che restare un miraggio.