Brasile. Tempi difficili per Bolsonaro. Ed il Senato boccia il decreto sulle armi

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Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, non sta passando un buon periodo. Pochi giorni fa i sindacati hanno organizzato uno sciopero nazionale, molto seguito, che potrebbe essere solo l’inizio di una stagione incandescente: i lavoratori, ma anche gli studenti, hanno incrociato le braccia per dire “no” al disegno di riforma delle pensioni e ai tagli all’istruzione.
Con la riforma delle pensioni il governo conta di recuperare 300 miliardi di euro in 10 anni per dare ossigeno ai conti pubblici, ma è previsto un innalzamento dell’età pensionabile dagli attuali 62 ai 67 anni, compresi i militari che fino ad oggi hanno goduto di particolari benefici. La riforma colpirà chi inizia a lavorare molto presto, quindi le classi meno abbienti, in quanto sarà necessario avere almeno 40 anni di contributi versati, senza tuttavia poter smettere di lavorare prima dei 67 anni di età.
Settimana scorsa vi è stato lo scandalo che ha investito il ministro della Giustizia Sergio Moro e quindi un uomo del governo Bolsonaro: Moro era il giudice che ha fatto di tutto per tenere in carcere l’ex presidente Lula nonostante la condanna per corruzione fosse solo al secondo grado. Ciò che è emerso dalle intercettazioni Telegram dimostrerebbe che Moro ed il procuratore Deltan Dallagnol operavano insieme per impedire a Lula di correre alle presidenziali, per cui ora la Corte suprema del paese sta valutando di annullare il processo.
Oggi ad essere respinto dal Senato brasiliano è stato il decreto del presidente sul porto d’ami, una delle bandiere di Bolsonaro in campagna elettorale. Il decreto rivede le restrizioni del 2003 sul porto d’armi allargando la platea a giornalisti, avvocati, residenti delle zone rurali, vigili urbani, camionisti, ed ha alzato il limite delle cartucce che si possono detenere da 50 a 50mila, un evidente favore alle lobby dei produttori di armi che ne hanno sostenuto l’elezione. Ora si attende il parere della Camera, ma il voto del Senato rappresenta una sconfitta politica per la linea dura di Bolsonaro.