di Francesco Giappichini –
Il 6 ottobre si celebreranno in Brasile le elezioni comunali, che rinnoveranno le amministrazioni dell’intera nazione, con l’eccezione del Distrito Federal di Brasília, la terza città del Paese, che eleggerà il governatore tra due anni. L’appuntamento, che avrà un’appendice col ballottaggio del 27, è definito come voto di medio termine, poiché termometro degli equilibri politici e in grado di condizionare le presidenziali ’26. Tra le chiavi di lettura del voto spicca la debolezza del presidente Luiz Inácio Lula da Silva e del suo entourage, evidenziata dalla scarsa partecipazione agli eventi organizzati dalla sinistra. Anche la poca rilevanza internazionale del Paese offre l’immagine di questo affanno: dopo la svolta argentina, il Brasile pare incapace di esercitare un ruolo di guida nella regione.
Beninteso, in vista dell’eleição municipal incideranno soprattutto le difficoltà sul piano interno, di governo e Partido dos trabalhadores (Pt): il presidente è di fatto un’anatra zoppa, e la sua flebile maggioranza nel Congresso ha collezionato sonore sconfitte. Non si è riusciti a debellare il veto presidenziale di Bolsonaro alla legge che puniva gli autori di fake news; ma al contrario è stato superato lo stop di Lula alla legge che irrigidisce il regime carcerario e vieta le saidinha, i permessi premio. E le débâcle non si limitano alla vita parlamentare: si pensi agli scioperi nelle università, o alle accuse di corruzione contro il ministro delle Comunicazioni.
Così la campagna elettorale di Lula si riduce al voto di São Paulo, e al sostegno del candidato Guilherme Boulos, che tra l’altro appartiene a quel Partido socialismo e liberdade (Psol), che in origine ha condotto dure opposizioni, da sinistra, alle amministrazioni luliste. E tuttavia, paradossi della politica, la polarizzazione che da oltre un decennio segna il dibattito pubblico, favorirà i blocchi di potere del lulismo e del bolsonarismo, a scapito dei centristi. Così una vittoria delle sinistre a San Paolo non è improbabile, e rappresenterebbe una grande boccata d’ossigeno per Lula. Intanto la destra ha assorbito il contraccolpo dei guai giudiziari dell’ex presidente Jair Bolsonaro, come dimostra il successo di recenti manifestazioni.
Merito soprattutto della saldatura con l’elettorato evangelico, di cui si ha una plastica dimostrazione in queste settimane, col dibattito sulla proposta di legge che renderebbe più restrittiva la disciplina sull’aborto.
Osserviamo a seguire le sfide nelle maggiori città. A San Paolo, secondo i sondaggi, la sinistra raccolta intorno a Boulos è in vantaggio sulle destre, rappresentate dal sindaco uscente Ricardo Nunes. A Rio de Janeiro strada spianata per il prefeito uscente, il centrista Eduardo Paes: la sua macchina politico-clientelare, sostenuta anche dalla sinistra, avrà la meglio sullo sfidante bolsonarista Alexandre Ramagem. A Fortaleza la frattura in seno alle sinistre e al clan Ferreira Gomes potrebbe azzoppare il sindaco laburista José Sarto: ad oggi è in vantaggio lo sfidante Wagner “Capitão Wagner” Sousa Gomes, conservatore non bolsonarista. A Salvador è scontata la riconferma del sindaco conservatore Bruno Reis, legato al carlismo (il sistema di potere fondato decenni fa dal cacicco Antonio Carlos Magalhães – Acm). Poche speranze per lo sfidante Geraldo Júnior, che rappresenta i clan della sinistra. A Belo Horizonte il giornalista di centrodestra Mauro Tramonte dovrebbe superare il giovane sfidante bolsonarista Bruno Engler.