Canada. La guerra commerciale con gli Usa

di Riccardo Renzi * –

A partire da Ansa per arrivare a Il Sole 24 ore è stata riportata da tutti i giornali la notizia dell’inizio della “guerra commerciale” a colpi di dazi tra Usa e Canada, e in parte anche l’Europa. Proprio oggi entra in vigore una misura che segna un ulteriore capitolo nella lunga saga della guerra commerciale avviata da Trump: i nuovi dazi del 25% su acciaio e alluminio, decisi dal presidente statunitense. A questa mossa il Canada ha risposto con fermezza, annunciando l’introduzione di dazi altrettanto significativi sui prodotti americani per un valore complessivo di quasi 30 miliardi di dollari. La decisione, che entrerà in vigore domani, è una reazione alle tariffe imposte dagli Stati Uniti, considerate da Ottawa come un attacco ingiustificato e ingiustificabile contro l’industria canadese.
Dominic LeBlanc, ministro delle Finanze canadese, ha replicato con durezza, definendo il comportamento di Trump come dannoso per una delle relazioni commerciali più storiche e riuscite del mondo. Con parole energiche ha affermato che il Canada non rimarrà a guardare mentre le sue industrie vengono colpite da misure che considerano ingiuste. Il governo canadese, in una conferenza stampa congiunta con i ministri degli Esteri e dell’Industria, ha svelato il piano di contromisure, che non si limita solo all’acciaio e all’alluminio, ma estende i dazi a prodotti che vanno dai computer alle attrezzature sportive.
La tempesta di dichiarazioni e misure si è intensificata nella giornata di ieri, quando il presidente Usa ha raddoppiato i dazi sull’acciaio e l’alluminio per le importazioni dal Canada, portandoli fino al 50%, per poi annullare improvvisamente l’aumento. Una mossa che sembrava essere una reazione alla decisione dell’Ontario di imporre tariffe sull’elettricità esportata negli Stati Uniti. Trump ha giustificato la sua proposta, definendola una risposta alla politica di tariffazione canadese, che avrebbe aumentato i costi energetici per gli stati americani confinanti.
La questione ha preso una piega ancora più delicata quando Trump, in un post su Truth Social, ha insinuato che l’unica soluzione a questa controversia sarebbe l’annessione del Canada agli Stati Uniti, suggerendo che l’inclusione del Paese come 51° stato avrebbe eliminato la necessità di dazi e altre dispute economiche. Le parole di Trump hanno trovato una risposta altrettanto dura da parte della ministra degli Esteri canadese, Mélanie Joly, la quale ha ribadito che la sovranità del Canada non è negoziabile. L’integrità del paese e la sua indipendenza sono stati definiti elementi essenziali da difendere a ogni costo, mettendo in chiaro che il Canada non sarebbe disposto a cedere su temi così fondamentali.
Il conflitto tra le due nazioni si inserisce in un contesto più ampio di tensioni economiche a livello globale. La decisione degli Stati Uniti di introdurre tariffe su acciaio e alluminio, senza eccezioni, è stata promossa come un tentativo di proteggere l’industria interna e stimolare l’occupazione negli Stati Uniti. Tuttavia questa politica ha sollevato preoccupazioni su possibili effetti collaterali negativi per l’economia globale, con il rischio di innescare una spirale di ritorsioni da parte di altri paesi.
Il Canada, che riveste il ruolo di presidente di turno del G7, ha deciso di rispondere con misure altrettanto incisive, applicando dazi su una vasta gamma di beni americani, tra cui acciaio, alluminio, ma anche prodotti tecnologici e attrezzature sportive. La mossa, sebbene necessaria per difendere le sue industrie, ha il potenziale di ulteriormente complicare la già tesa situazione economica mondiale. Il governo canadese ha sottolineato che il paese rimane aperto al dialogo, ma non intende fare concessioni sul piano della sua sovranità economica e politica.
Nel frattempo, a livello europeo, la reazione agli Usa non si è fatta attendere. L’Ue ha minacciato di imporre nuove tariffe sui prodotti statunitensi, incluse voci come il whisky bourbon, i jeans e le motociclette Harley-Davidson. Bruxelles ha chiarito che non intende restare passiva di fronte alle politiche protezionistiche di Trump, avvertendo che le misure di ritorsione potrebbero espandersi fino a comprendere beni per un valore di 26 miliardi di euro. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha promesso di rispondere con misure “forti ma proporzionate”, mentre ha ribadito l’impegno della Commissione a mantenere aperti i canali di negoziato con Washington.
In questa escalation di misure protezionistiche, il mercato globale è scosso dall’incertezza, con le borse che oscillano e la paura di un rallentamento economico che diventa sempre più tangibile. Gli Stati Uniti, pur mantenendo una retorica forte e aggressiva, hanno cercato di rassicurare i mercati finanziari, con Trump che ha promesso che il suo piano economico avrebbe evitato una recessione.
Il clima di tensione ha messo in evidenza la crescente polarizzazione delle relazioni internazionali, con gli Stati Uniti che, sotto la guida di Trump, sembrano intenzionati a ridefinire il proprio ruolo nel commercio globale, mettendo in discussione accordi e alleanze storiche. D’altro canto il Canada, insieme all’Unione Europea e ad altre economie avanzate, sta cercando di opporsi a un modello di commercio internazionale più conflittuale, basato su dazi e ritorsioni reciproche.
La guerra commerciale scatenata da Trump, quindi, non è solo una battaglia economica tra Stati Uniti e Canada, ma è destinata a ripercuotersi su scala globale, coinvolgendo potenze economiche come l’Europa, la Cina e altre nazioni, con l’incognita di come si evolverà questo conflitto nei prossimi mesi. Sarà interessante vedere se la diplomazia riuscirà a trovare soluzioni per evitare un’escalation che rischia di minare ulteriormente la stabilità economica mondiale.

* Istruttore direttivo presso la Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, Membro del comitato scientifico della rivista Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.