Cile. Avviate le riforme sociali, ma nelle strade continuano le proteste

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Non si fermano in Cile le manifestazioni, a tratti anche violente, contro il caro vita e la corruzione, nonostante il governo del presidente Sebastian Pinera stia attuando provvedimenti come il graduale aumento delle pensioni minime fino al 50% nel 2022. Proprio le basse pensioni dovute alla privatizzazione che risale ai tempi di Pinochet avevano avviato a metà ottobre le proteste antigovernative nel paese, ed il bilancio degli scontri tra i gruppi più accesi e le forze dell’ordine è di 23 morti e numerosi feriti. Colpita duramente anche l’economia, con un calo ad ottobre del 3,4% su base annua, cosa che ha spinto il governo a cercare 5,5 miliardi di dollari per venire incontro alle istanze dei manifestanti, in particolare per aumentare le pensioni di base di solidarietà, che vanno a coloro che non hanno una pensione privata, e alle pensioni complementari, cioè per coloro che percepiscono una pensione privata troppo bassa. Agli over 65 verranno ridotti del 50% i prezzi dei biglietti per il trasporto pubblico, ripartiranno i lavori per la metropolitana di Santiago con la previsione di 100mila posti di lavoro, indotto compreso, e verranno introdotti sostegni alla piccola impresa. Il ministro delle Finanze, Ignacio Briones, ha spiegato che la manovra comporterà un disavanzo del 9%.
Accanto alle riforme sociali vi saranno anche misure repressive volte a contenere i disordini e le proteste di piazza, con l’autorizzazione ai militari di sparare per proteggere gli edifici pubblici senza la necessità della proclamazione dello stato d’emergenza. Già in Parlamento è stato presentato un disegno di legge che prevede l’aumento delle sanzioni e delle pene detentive per chi nasconde il volto con passamontagna, foulard e cappucci e per chi fomenta gli scontri.