Cile. Continuano le proteste di piazza contro il governo Piñera

di Alberto Galvi –

Proseguono da giorni le manifestazioni di protesta in Cile contro il governo Piñera, partite a seguito della decisione da parte dell’Esecutivo di aumentare il prezzo del biglietto della metropolitana. Il biglietto è aumentato, passando da 800 a 830 pesos cileni.
Per il governo cileno questo aumento era necessario per far fronte a quello dei prezzi del petrolio e ad una valuta più debole. Come protesta gli studenti hanno iniziato a sollevare i tornelli per entrare in metropolitana senza pagare.
Il malcontento è andato via via crescendo, con la distruzione delle stazioni ferroviarie, delle metropolitane, degli incendi di autobus, dei saccheggi nei supermercati e di altri edifici della capitale, un fenomeno che presto si è diffuso nel resto del paese, provocando danni per 300 milioni di dollari.
Il governo Piñera ha reagito invocando lo stato di emergenza, che poi è diventato coprifuoco per diversi giorni, misure che non erano più entrate in vigore dai tempi della dittatura, tranne in caso di catastrofi naturali.
Codeste misure hanno solo peggiorato la situazione, e comunque gli eccessi non sono diminuiti di intensità, anche perchè parte della popolazione si è ricordata delle violenze perpetrate dalla polizia e dai militari ai tempi di Pinochet.
La Camera dei deputati cilena ha intanto annullato la legge sull’aumento delle tariffe. Tuttavia, gli scontri sono continuati lo stesso nei giorni successivi. Gli scontri di questi giorni hanno portato all’arresto di oltre 6 mila persone e 18 morti, nonostante il Cile sia una delle nazioni più stabili e ricche della regione.
Per cercare di placare le proteste, il presidente cileno Sebastián Piñera ha annunciato alcune misure che il suo Governo intenderà prendere, come l’aumento della pensione di solidarietà di base e del contributo pensionistico di solidarietà.
Tra le misure annunciate ci sono quelle sugli aumenti delle tasse per i settori a più alto reddito, sulle riduzioni dei costi dei farmaci, e sulla creazione di un meccanismo di stabilizzazione delle tariffe elettriche. Inoltre attraverso il rafforzamento di un meccanismo di ridistribuzione solidale del reddito tra i comuni del paese (Fondo Común Municipal), ci sarà una maggiore equità tra i comuni ad alto e basso reddito.
Piñera vuole anche ridurre gli stipendi dei parlamentari e dei manager della pubblica amministrazione, senza contare la riduzione dei parlamentari in vista delle prossime elezioni. Queste nuove misure non placheranno comunque i malumori della popolazione.
Il Governo non lascerà che i disordini facciano slittare il vertice APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) del 16-17 novembre, e la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a dicembre.
Nei giorni scorsi l’IACHR (Inter-American Commission on Human Rights) dell’OEA (Organización de los Estados Americanos), ha esortato l tutte le parti interessate a rispondere alle legittime richieste della popolazione. Anche l’Alto Commissario per i diritti umani, Michele Bachelet, su invito dello stesso Piñera, ha deciso di inviare una missione di verifica per esaminare le accuse di violazioni dei diritti umani in Cile.
I 3 esperti dell’ONU indagheranno sulle possibili violazioni dei diritti umani durante le recenti proteste, e sulle presunte violazioni dell’uso della forza perpetrate dai militari. Le indagini degli esperti inizieranno il 28 ottobre, e il loro lavoro durerà fino al 22 novembre.
Da quando è al Governo il conservatore Piñera, molti strati della popolazione sono stati coinvolti in proteste. Nonostante l’economia del paese è cresciuta, molti cileni si sentono esclusi dai vantaggi economici avuti nel paese. La popolazione ha reagito così violentemente contro l’aumento di quella tassa, a causa delle profonde disuguaglianze che rendono difficile per la popolazione pianificare il proprio futuro.
Le proteste di piazza però non sono solo un problema cileno. Nelle ultime settimane in molti paesi dell’America Latina come Venezuela, Ecuador, Haiti, Bolivia e Argentina si sono scatenate le proteste, che nonostante sono nate per motivi differenti, l’origine che le accomuna è sempre la stessa, la corruzione dilagante della classe dirigente che affama la popolazione.

Sebastian Pinea. (Foto Facebook).