Cile. Finalmente il paese avrà la sua primavera

di Francisco Fantini * –

Il prossimo 4 di settembre i cileni devono approvare o rifiutare una proposta di nuova Costituzione, che potrebbe segnare il definitivo dopo Pinochet. La nuova carta costituzionale stabilisce che il Cile deve diventare uno Stato sociale e democratico, organizzato con assoluta parità di genere, definito come ecologico e regionale, e per la prima volta nella storia repubblicana cilena, di carattere plurinazionale.

Scrivere questo racconto sulla “Primavera Cilena” è un’impresa molto significativa per me. Abito in Italia da tre anni, specificamente nel centro storico di Parma, ma ho vissuto quasi la totalità della mia vita sotto le regole imposte dalla dittatura di Pinochet. Purtroppo, sono arrivato in Italia come rifugiato sanitario perché nel mio Paese non c’era la cura per la mia malattia nemmeno la volontà per trovarla. Dal 2019 subisco una insufficienza renale cronica e l’unica guarigione possibile è il trapianto di rene. Quando si subisce una malattia cronica le conseguenze di vivere in un Paese che ritiene la sanità come una merce si fanno sentire sulla propria pelle.
Per quel motivo sono scapato dal Cile verso l’Italia, la terra di miei nonni genovesi. L’Italia mi ha accolto come una mamma che abbraccia al figlio che torna a casa dopo un secolo. In questo splendido Paese la sanità è ancora un diritto garantito per lo Stato e per quello ho ritrovato la speranza che una guarigione alla mia malattia è ancora possibile.
Sono parte della nuova generazione di cileni giunti in Italia, dopo quella che è arrivata negli anni Settanta come rifugiati politici nei tempi più bui della dittatura militare. Condivido con loro l’esperienza di essere esiliato, seppur nel mio caso a minacciare la mia vita non è la polizia politica ma la vergognosa precarietà dei servizi sociali del Cile neoliberista.
Alla distanza di più di dodicimila chilometri ho vissuto il cosiddetto “Estallido Social” del 18 di ottobre del 2019. Con questa prospettiva, e come parte della mia tesi di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali nell’Università di Parma, ho sviluppato una ricerca che offre uno sguardo accademico al processo costituente cileno.
In questo articolo condivido un’analisi sulle cinque novità della carta costituzionale che deve essere sottomessa a plebiscito il prossimo 4 di settembre. I punti ritenuti come salienti della proposta costituzionale cilena spiegano bene l’approccio innovatore che ha contraddistinto il lavoro della Convenzione costituente. Tutta quest’informazione forma parte del mio prossimo libro “La Primavera Cilena. Dall’Estallido Social fino alla Nuova Costituzione”, che uscirà verso fine anno
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– Il Cile è uno Stato di Diritto Sociale e Democratico.
“La solidarietà non è una virtù individuale ma una caratteristica della nostra vita in comune e che si manifesta nelle nostre istituzioni che poggiano sull’idea che i nostri destini sono uniti. Anche l’interesse dell’altro diventa il mio interesse” (Fernando Atria, convenzionale costituente).

Questa nuova Costituzione cilena è la prima ad essere un riflesso fedele della volontà del popolo ed è la conseguenza giuridica di un processo democratico di deliberazione costituente. Nel suo primo articolo, la nuova carta costituzionale definisce il Cile come uno “Stato di diritto sociale e democratico”.
I diritti sociali gettano le basi per costruire un Paese più giusto e dignitoso per i suoi abitanti. Mai più l’esercizio dei diritti può essere subordinato all’adempimento familiare sul mercato. Ecco perché il nuovo testo costituzionale pone fine allo “Stato Sussidiario” imposto dalla dittatura neoliberista, che ha relegato l’apparato pubblico a un ruolo secondario, a favore di investimenti privati che hanno trasformato i diritti in merci.
Il nuovo catalogo sui diritti sociali della proposta costituzionale, in cui si prevedono garanzie per la sanità, l’istruzione e la sicurezza sociale, si fa carico delle richieste più sentite della popolazione espresse con forza nel “Estallido Social” del 2019. L’esercizio di tali diritti sarà tutelato rispettivamente dagli “Difensori del Popolo, dei Bambini e della Natura”. Queste organizzazioni autonome hanno la missione di salvaguardare i diritti sociali dei cileni davanti ai tribunali ordinari
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– Il Cile è uno Stato Plurinazionale.
“Dichiarare il Cile come uno Stato Plurinazionale significa rompere con più di 200 anni di colonialismo e razzismo” (Elisa Loncón, convenzionale costituente).

La nuova Costituzione è la prima ad incorporare e riconoscere i popoli indigeni come parte integrante della Repubblica del Cile. Questo riavvicinamento civico alimenta la speranza che il rapporto teso tra lo Stato cileno e le sue culture preesistenti si risolva pacificamente.
La definizione del Cile come “Stato Plurinazionale” significa che è costituzionalmente riconosciuto che nel territorio cileno esistono varie espressioni culturali che devono essere rispettate, protette e promosse da parte degli enti pubblici
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– Il Cile è uno Stato Ecologico.
“Le persone e i popoli sono interdipendenti dalla natura e formano, con essa, un tutto inseparabile. Lo Stato e la società hanno il dovere di proteggere e rispettare i diritti della natura” (Articolo ecologico nella nuova Costituzione cilena).

La nuova carta costituzionale riconosce i diritti della natura, allineando la legislazione cilena con uno dei pilastri essenziali della visione del mondo americanista. In questo modo, la proposta costituzionale cilena segue l’andamento dei Paesi che hanno definito la loro responsabilità ecologica ed ambientale a livello costituzionale, come Ecuador e Bolivia.
In uno Stato organizzato in armonia con l’ambiente naturale, la proprietà ha uno scopo ecologico piuttosto che commerciale. I beni comuni, come l’acqua, i ghiacciai e le spiagge, sono pubblici in tutte le loro forme. Con questo, le concessioni in perpetuo date dalla dittatura di Pinochet alla casta di estrema destra sono finite
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– Il Cile è uno Stato con Parità di Genere.
“Ferma e convinta, voto APRUEBO nel plebiscito di uscita” (Slogan politico a favore della nuova Costituzione cilena).

Che il Cile diventi uno Stato con assoluta parità di genere, il primo del pianeta, è un trionfo del movimento femminista cileno che ha combattuto instancabilmente per la dignità delle donne e il riconoscimento in condizioni di uguaglianza sostantiva. Il testo della proposta costituzionale rivendica i diritti delle donne cilene nell’organizzazione e nell’amministrazione del Paese, consolidandosi come la prima Costituzione che promuove la democrazia paritaria nel mondo.

– Il Cile è uno Stato Regionale.
“Lo Stato Regionale è il più grande passo che è stato fatto nell’equità e nella giustizia territoriale negli ultimi decenni” (Mauricio Daza, convenzionale costituente).
I principi regionalisti della Nuova Costituzione cilena perseguono il decentramento del potere attraverso l’autonomia politica e finanziaria per l’adempimento delle funzioni pubbliche. La sostenibilità ambientale e la solidarietà interregionale sono promosse per consentire una più equa distribuzione del gettito fiscale, evitando le disuguaglianze territoriali che tanto hanno danneggiato la convivenza nazionale.
Per garantire questa necessaria regionalizzazione del Paese, questione irrisolta nella storia repubblicana cilena, questo nuovo testo costituzionale propone la creazione del “Consiglio delle Regioni”, organo che sostituirà il Senato. Il “Consiglio delle Regioni” parteciperà all’iter legislativo, con la possibilità di presentare disegni di legge. Inoltre, deve garantire un’efficace regionalizzazione. Le sue autorità saranno pienamente elette nel 2025, per entrare in carica nel 2026
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* Giornalista cileno italiano, con Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali ed Europee. Università di Parma.