Cile. I diritti del popolo Mapuche nel dibattito sulla riforma costituzionale

di Alberto Galvi –

Nelle ultime settimane il conflitto tra il governo e i Mapuche, il più grande gruppo indigeno del Cile, sul diritto alla terra e sul riconoscimento di altri diritti si è intensificato, portando ad azioni violente alimentate dalle difficoltà economiche e dalla pandemia.
La costituzione cilena non riconosce né considera i diritti dei Mapuche né quella di nessun altro popolo indigeno, nonostante la percezione nelle nuove generazioni inizi a cambiare. Tuttavia ci sono ancora troppi cileni che disprezzano le minoranze indigene.
I Mapuche compaiono sui media solo quando attuano boicottaggi nei confronti delle compagnie del legname, con incendi boschivi, di camion e di macchinari. Il prossimo 25 ottobre però i cileni saranno chiamati a decidere se rivedere o meno la loro costituzione, mentre gli scontri delle scorse settimane hanno portato la causa dei Mapuche in cima all’agenda politica nazionale, sensibilizzando l’opinione pubblica sulla questione del riconoscimento dei diritti del gruppo.
Il governo cileno è disposto a negoziare con i Mapuche, condannando il conflitto in Araucanía, la regione più povera del paese, come azioni di una minoranza violenta. Gruppi armati hanno infatti danneggiato diverse dozzine di camion, attaccato stazioni di polizia, sparato a militari e fatto deragliare un treno.
Questo cambio di atteggiamento da parte del governo cileno dipende soprattutto dal fatto che un numero crescente di cittadini simpatizza con i Mapuche e vede nei conflitti delle ultime settimane un’ingiustizia da parte dello stato nei confronti del diritto alla terra delle popolazioni indigene.
Il conflitto tra lo stato e le minoranze locali si traduce in rivendicazioni territoriali, crimini irrisolti e abusi della polizia e con un’infinità di promesse non mantenute.
La nuova generazione di Mapuche è cambiata rispetto a quelle precedenti, in quanto alcuni di loro sono dei professionisti e hanno trovato il modo di valorizzare le loro tradizioni quando sono emigrati dalle campagne verso la città, senza nascondere la loro origine per evitare discriminazioni, ma soprattutto, prevale in loro la pretesa di essere considerati, valorizzati e rispettati per la loro particolarità.
La futura stabilità politica del Cile passa attraverso un nuovo accordo che consenta alle comunità indigene di riacquistare la loro dignità perduta. Questa occasione potrebbe arrivare il prossimo 25 ottobre con il referendum.
Tra le proposte da inserire nella nuova costituzione c’è quella di un’adeguata canalizzazione istituzionale del conflitto sociale con un ministero dell’Interno che non concentrerà i suoi compiti di ordine pubblico solo sulla repressione, ma anche sulla prevenzione dei conflitti che possono alterarlo.
L’attuale costituzione afferma che la sovranità spetta alla nazione cilena, per questa ragione alcuni temono che il riconoscimento del popolo Mapuche minacci il carattere unitario dello stato. Il progetto di legge per il riconoscimento costituzionale delle popolazioni indigene sta avendo però un maggior sostegno tra i cittadini.
Se il dibattito sui diritti dei popoli indigeni sarà inserito in quello sulla riforma costituzionale, forse presto la questi gruppi godranno di diritti uguali al resto della popolazione.