Cile. Il Congresso dà il via alla procedura per riformare la costituzione

di Alberto Galvi

Nei giorni scorsi il governo di Sebastián Piñera ha raggiunto un accordo con i partiti del congresso nazionale per avviare il processo costituzionale. I rappresentanti di 11 partiti politici hanno firmato un accordo storico per cambiare la carta costituzionale.
Questa decisione di domandare al governo una nuova costituzione è stata maturata dopo il mese di proteste iniziato il 18 ottobre scorso che ha provocato almeno 23 morti, centinaia di feriti, migliaia di arrestati, e ingenti danni a negozi e infrastrutture. Le proteste sono iniziate a causa dell’aumento dei prezzi, in seguito sospeso, per i biglietti della metropolitana della capitale. Le manifestazioni sono poi continuate a causa delle disparità economiche in cui vive la maggior parte della popolazione cilena.
Il presidente cileno Piñera aveva già promesso le riforme le scorse settimane, ma migliaia di manifestanti hanno continuato a protestare, ritenendo il tentativo di attuarle troppo tardivo, per cui hanno chiesto le sue dimissioni. Le tensioni sono state ulteriormente accentuate dalle accuse di brutalità da parte della polizia di reprimere le agitazioni. Queste accuse sono state lanciate dalle Nazioni Unite, per presunte violazioni dei diritti umani.
In seguito all’accordo raggiunto venerdì scorso, il presidente Sebastian Piñera ha riconosciuto nei giorni seguenti che durante le proteste era stata usata una forza eccessiva per reprimere i manifestanti con legittime richieste sociali. Queste affermazioni hanno scatenato la rabbia degli stessi che hanno proseguito con le proteste.
I partiti del congresso che hanno firmato l’accordo sono: CV (Chile Vamos), UDI (Unión Demócrata Independiente), RN (Renovación Nacional), Evópoli, DC (Democracia Cristiana), PR (Partido Radical), PPD (Partido por la Democracia), PS (Partido Socialista), PL (Partido Libertario), RD (Revolución Democrática), PC (Partido Comunes) a cui si è aggiunto il deputato Gabriel Boric della CS (Convergencia Social).
Alcuni partiti della coalizione del FA (Frente Amplio): PH (Partido Humanista), PEV (Partido Ecologista Verde), il CS e il PI (Partido Igualdad) non hanno aderito in pieno all’accordo perchè hanno optato solo per un modello di organo costituente, formato interamente da cittadini. Queste forze politiche hanno inoltre espresso dubbi sul quorum per poter includere alcune questioni nella costituzione, che dal loro punto di vista, significherebbe un veto nei confronti dei partiti minoritari.
Nonostante l’approvazione da parte del congresso per avviare la riforma costituzionale, una parte dei manifestanti resta comunque contraria a questa procedura. I parlamentari che invece non hanno firmato l’accordo sono quelli del PC (Partido Comunista) e del FREVS (Federación Regionalista Verde Social).
Nel FA il PEV e il PI hanno deciso di congelare la loro partecipazione alla coalizione a causa della decisione della RD e del PL, e di Gabriel Boric del CS, di firmare l’accordo mentre il PH e la CS escludono di lasciare la coalizione. Da domani inizierà una discussione interna alla coalizione, anche se a questo punto sarà inevitabile una frattura, soprattutto su temi così importanti come quello di una riforma costituzionale.
Con un plebiscito nell’aprile 2020, i cileni saranno in grado di votare se vogliono o meno un organo costituente che rediga una nuova costituzione. Il primo quesito riguarda se si vuole o no una nuova costituzione.
Il secondo quesito propone ai cittadini 2 ipotesi di costituente con la quale si dovrà redigere la nuova costituzione. Nella prima ipotesi di costituente: i membri sono tutti eletti mediante voto popolare. La seconda ipotesi è invece mista: in questo caso il 50% dei membri della costituente viene eletto mediante voto popolare, mentre l’altro 50% viene scelto tra i membri dall’attuale congresso nazionale.
In caso di scelta positiva del referendum, l’iter procedurale continuerà con i cittadini che dovranno votare per i membri della costituente nell’ottobre del 2020. Quest’organismo redigerà solo la nuova costituzione, e non potrà modificare il potere degli organi dello stato né le regole né le procedure di funzionamento per cui è stato creato.
La nuova costituzione deve essere approvata con i 2/3 dei voti dei membri della costituente. Il suo iter procedurale avrà un periodo massimo di 9 mesi fino alla stesura della nuova costituzione prorogabile solo una volta nei successivi 3 mesi. I cittadini avranno poi il compito mediante referendum di votare la nuova costituzione dopo 60 giorni che la costituente l’avrà approvata.
Per la popolazione cilena ed in particolare per i giovani, la vecchia costituzione rappresenta il modello liberista voluto da Pinochet, che crea diseguaglianze tra i cittadini, a cui lo stato non riesce a garantire i diritti primari come assistenza sanitaria, istruzione e pensioni.
Il paese sudamericano ha costruito attraverso la sua costituzione, uno stato sociale con una capacità limitata, e nonostante la caduta della dittatura e il ritorno della democrazia nel 1990, il paese non è riuscito a costruire un modello di stato sociale adeguato, proprio a causa dei suoi limiti.
La costituzione cilena anche se è stata modificata numerose volte, non stabilisce una copertura di welfare state di cui la popolazione necessita. Quindi una modifica costituzionale in tal senso potrebbe fornire quella copertura.