Cile. Il governo cerca di favorire la nuova Costituzione

di Paolo Menchi

Mancano circa venti giorni alla fatidica data nella quale i cileni dovranno decidere se approvare la nuova costituzione, redatta da un’assemblea eletta popolarmente e che rappresentava tutti i partiti, dopo un lavoro durato circa un anno, che potrebbe sostituire l’attuale Carta, risalente ai tempi della dittatura Pinochet.
Nonostante la netta maggioranza dei cileni avesse votato per il cambio della Costituzione, i sondaggi in questo momento danno vincente il rifiuto al nuovo testo, complice una propaganda spesso parziale da parte dei partiti di destra che hanno estremizzato alcune delle previste riforme, spaventando quella parte del paese che teme di perdere posizioni di privilegio.
In particolar modo sono stati strumentalizzati gli articoli che attribuiscono agli indigeni maggiori poteri e il diritto all’acqua, allo studio e alla salute pubblici sono stati presentati come un esautoramento del settore privato in questi campi, configurando una sorta di statalizzazione che rischierebbe di mettere in discussione addirittura la proprietà privata.
Proprio per cercare di evitare la sconfitta, la coalizione governativa che appoggia il presidente Boric ha raggiunto un accordo per modificare alcuni punti chiave della nuova costituzione che ovviamente verranno introdotti solo se verrà approvata nel referendum del 4 settembre.
Innanzitutto è stato stabilito che il meccanismo che prevede il parere della consulta degli indigeni verrà applicato solo per materie che li riguardano direttamente e non per tematiche di carattere nazionale o modifiche costituzionali, sottolineando che, pur concedendo autonomie locali, il Cile è unico e indivisibile.
Per quanto riguarda le tematiche sociali è stato ribadito il fatto che lo stato deve intervenire per garantire il diritto alla salute, allo studio e alle pensioni, non escludendo comunque chi opera in questi settori a livello privato, concedendo però allo stato un ruolo primario e di salvaguardia dei più deboli. È stato anche precisato che eventuali azioni dello Stato a favore dei più poveri non sono in contrasto con il mantenimento del diritto alla proprietà privata delle abitazioni.
In tema di sicurezza è stato chiarito che, in caso di emergenza che possa in qualche modo turbare la pubblica sicurezza, su richiesta delle autorità civili, possa essere coinvolto anche l’esercito, sempre nei limiti delle leggi e della salvaguardando dello stato di diritto.
A livello politico il patto non menziona se verrà mantenuta l’abolizione del senato, come previsto dal nuovo testo costituzionale, ma parla genericamente di ricerca di maggior equilibrio tra potere legislativo, esecutivo e poteri locali, introduce invece la non rieleggibilità consecutiva per il Presidente.
Infine, riguardo la norma costituzionale che aveva creato discussioni, vale a dire la creazione di un Consiglio di Giustizia formato da 17 persone delle quali otto giudici, due indigeni e cinque nominate dal Parlamento, il governo ha annunciato l’accordo di modificare la composizione di quest’organo introducendo una maggioranza di giudici.
Non ci resta che vedere se, con queste modifiche e precisazioni sarà possibile una rimonta dei favorevoli al cambio costituzionale, anche se al momento non serpeggia grande ottimismo.