Cile. Il governo Piñera e la riforma delle forze armate tra democrazia e ritorno alla dittatura

di Alberto Galvi

Il presidente cileno Sebastián Piñera, la cui coalizione Vamos Chile non è riuscita a conquistare la maggioranza al Congresso alle elezioni legislative del 2017, ha bisogno dell’opposizione per portare avanti il suo programma governativo. Lo stentato avvio del secondo governo Piñera ha prodotto in quasi 2 anni molti scioperi e manifestazioni, repressi in molti casi con violenze da parte dei militari e delle forze di polizia.
Per il Cile però questa non è una novità, Il colpo di stato del 1973 si è concluso con la dittatura militare del generale Augusto Pinochet durata più di 16 anni, caratterizzata dall’intervento degli Stati Uniti, dalla crescita delle disuguaglianze e dalla repressione violenta. Le sue conseguenze si sono riflesse fino ad oggi nella struttura sociale e politica del paese. Le riforme costituzionali del 2005 hanno modificato i poteri del Consiglio di Sicurezza Nazionale che è diventato un organo puramente consultivo agli ordini della presidenza della Repubblica, mettendo definitivamente le forze armate sotto il potere civile.
La democrazia cilena ha visto negli ultimi anni l’alternarsi tra centro-sinistra e centro-destra. Le elezioni presidenziali del 2005 e del 2013 hanno visto la vittoria della socialista Michelle Bachelet mentre il centro-destra, con Piñera ha vinto le presidenziali nel 2009 e nel 2017. Nonostante il regime democratico abbia funzionato bene con una giusta alternanza tra forze moderate, le forze armate cilene hanno dato dimostrazione nuovamente di una logica golpista dovuta principalmente alla loro formazione basata soprattutto sulla dottrina della sicurezza nazionale.
Nelle ultime elezioni presidenziali in Cile, il candidato dell’estrema destra conservatore José Antonio Kast sostenuto dall’UDI (Unión Demócrata Independiente) ha preso il 7,93% dei voti e durante il ballottaggio ha appoggiato con i suoi voti il governo Piñera. Una parte dei cileni non si sente identificata con la transizione verso la democrazia, e vogliono cancellare i progressi compiuti in termini di diritti civili come l’aborto, l’uguaglianza di genere. Kast ha fondato nei giorni scorsi un nuovo partito denominato PR (Partido Republicano) in quanto si è allontanato dalla linea politica del presidente cileno, avvicinandosi a quelle ultra conservatrici di Trump negli Stati Uniti e di Bolsonaro in Brasile.
La crisi di legittimità del governo Pineira ha colpito le istituzioni del paese ed in particolare le forze armate e quelle di polizia. Questa situazione di instabilità ha portato molti settori della società civile a scendere in piazza per protestare. Le reazioni delle forze dell’ordine a queste proteste hanno provocato lo scorso anno l’omicidio di un giovane indigeno per mano di una brigata anti-terrorista della polizia.
Gli indigeni Mapuche lottano da anni per il diritto a conservare la loro terra e le loro tradizioni. Negli ultimi 7 anni, l’INDH (Instituto Nacional de Derechos Humanos) in Cile ha inoltrato più di 30 denunce riguardanti azioni violente della polizia contro i Mapuche. Negli ultimi 5 anni 3 indigeni sono morti sotto i proiettili delle forze di polizia per ordine del ministero degli Interni cileno.
I Mapuche accusano le forze di sicurezza di criminalizzare i loro leader. Nel settembre 2017, i Carabineros hanno eseguito l’operazione Hurricane, in cui un totale di 8 leader Mapuche sono stati arrestati e accusati di esser membri di una associazione terroristica e di aver partecipato ad attacchi incendiari.
Durante le proteste dei lavoratori cileni nel porto di Valparaíso per chiedere migliori condizioni di lavoro, la polizia cilena ha violentemente fatto irruzione nell’edificio del sindacato del porto, dove una parte degli operai stava protestando, lanciando gas lacrimogeni ed entrando con la forza. Dopo questi incidenti avvenuti lo scorso dicembre, i lavoratori di altri porti hanno iniziato a protestare creando una mobilitazione a livello nazionale.
Un’altra vicenda che ha colpito l’opinione pubblica cilena è stata la frode milionaria compiuta lo scorso anno da 33 Carabineros, nota come Pacogate. L’importo defraudato dagli ex militari ammonta a oltre 28 miliardi di pesos. I militari sono accusati di appropriazione indebita di fondi pubblici, associazione illecita, riciclaggio di denaro sporco, falsificazione di strumenti pubblici e frode fiscale. In questa vicenda gli accusati sono 135 tra militari e civili.
Dopo il ritorno nel 1990 alla democrazia in Cile, le riforme delle forze armate sono state fatte in un contesto di modernizzazione, che hanno costretto i governi cileni a ripensare al ruolo e alle funzioni delle istituzioni militari e al loro ministero di riferimento senza però ottenere dei grossi risultati. Anche il governo Piñera ha pensato a queste nuove riforme in codesta ottica.
Lo scorso gennaio il governo cileno, aveva presentato una proposta di legge per aumentare la durata della carriera militare. I membri delle forze armate andavano in pensione molti anni prima rispetto agli altri lavoratori, che si ritirano dal lavoro oltre i 60 anni. Inoltre il governo cileno ha lanciato il programma “Calle segura” per combattere il crimine nel paese. L’iniziativa include anche l’ammodernamento dei Carabineros e della PDI (Policía de Investigaciones).
In Cile il prossimo anno ci saranno le elezioni municipali e regionali e nel 2021 le elezioni presidenziali. Piñera ha un disperato bisogno della realizzazione delle sue riforme per evitare che il paese possa avere una deriva verso l’estrema destra. Una delle soluzioni per il governo cileno è ripensare seriamente al ruolo e alle funzioni delle forze armate per allontanare lo spettro del ritorno della dittatura e ad avere più fiducia nella democrazia.