Cile. Il Parlamento vota per mettere in stato d’accusa il presidente

di Paolo Menchi

Le rivelazioni dei cosiddetti Panama Papers, vale a i documenti trapelati da una delle più importanti agenzie che si occupa di gestione e creazione di società offshore che svelano il coinvolgimento di grandi aziende, politici e banche, sta mettendo in gravi difficoltà il presidente del Cile, Sebastian Pinera, che rischia l’impeachment per la seconda volta dopo che alla fine del 2019 era stato accusato e poi assolto per crimini contro l’umanità per le azioni di repressione violenta delle proteste contro la sua politica sociale, che avevano causato morti e feriti.
L’opposizione sta cercando di far condannare l’attuale presidente prima della scadenza del suo secondo mandato, che avverrà in occasione delle elezioni del prossimo 21 novembre anche per indebolire il candidato del centro destra Sebastian Sichel.
Secondo i documenti, Pinera avrebbe venduto ad un suo amico di infanzia, Carlos Alberto Deleno, la quota di partecipazione della sua famiglia nella miniera Dominga, ricca di ferro e rame, in due rate, la prima in Cile per la somma di 14 milioni di dollari, mentre la seconda è stata incassata nelle isole Vergini britanniche, noto paradiso fiscale, per 138 milioni di dollari e con una clausola anche più grave dell’enorme evasione fiscale che si cela dietro la transazione.
Il presidente si sarebbe impegnato a non dichiarare riserva naturale la zona de La Higuera, dove di trova l’arcipelago di Humboldt, una zona estremamente ricca di biodiversità dove vivono anche orche, balenottere azzurre e l’80 per cento dei pinguini di Humboldt, specie a rischio estinzione, in modo che Dominga avrebbe potuto creare un porto di carico vicino all’arcipelago.
La camera ha approvato nei giorni scorsi la messa in stato di accusa del presidente nel corso di una lunghissima seduta, al termine della quale l’opposizione avrebbe dovuto raggiungere almeno 78 voti per ottenere la condanna.
Obiettivo raggiunto in modo rocambolesco grazie al deputato socialista Jaime Naranjo che è riuscito a parlare per quasi 15 ore permettendo al collega Giorgio Jackson, la cui quarantena preventiva causa Covid scadeva a mezzanotte, di arrivare al Congresso in tempo per votare.
Ora la palla passa al Senato. Martedì 16 novembre infatti ci saranno due sedute straordinarie per dibattere delle accuse, con votazione che avverrà il giorno stesso o al massimo il giorno successivo.
Affinché Pinera venga condannato è necessaria la maggioranza dei 2/3 dei senatori, ossia 29 contro i 24 che ha l’opposizione, la quale sta cercando di convincere almeno cinque parlamentari filogovernativi a votare a favore dell’impeachment, impresa che appare molto difficile ma non impossibile.