Cile. L’ascesa politica tra università e Congresso del neo eletto presidente Gabriel Boric

di Alberto Galvi

Gabriel Boric con i suoi 35 anni e di origine croata è diventato il presidente eletto più giovane del Cile, ed entrerà in carica nel marzo del 2022. Il neo presidente è nato a Punta Arena nel 1986, nell’estremo sud del Cile, nella regione della Magallanes.
Il nuovo inquilino de La Moneda è salito alla ribalta quando nel l’ultimo anno di università, aveva guidando le proteste studentesche del 2011 volte a chiedere un’istruzione gratuita e di alta qualità per tutti.
Le proteste furono sedate, ma venne permesso ad alcuni studenti di studiare gratuitamente. Molti dei giovani leader del movimento studentesco in seguito sono entrati al Congresso o hanno assunto incarichi nel governo locale. Boric da studente ha guidato la Federazione degli studenti dell’Università del Cile a Santiago, ma non ha poi mai completato i suoi studi di giurisprudenza. E’ stato eletto deputato per la prima volta nel 2014 e la seconda quattro anni dopo con il partito Convergencia Social, che si è poi unito alla coalizione del Fronte Ampio quando è stata fondata nel 2017. Inoltre Boric è stato uno dei primi membri del Congresso a essere eletto pur non appartenendo a nessuna delle due coalizioni tradizionali del Cile. Appartiene a una generazione determinata a chiudere i conti una volta per tutte con la dittatura di Augusto Pinochet, avvenuta nel periodo che va dal 1973 al 1990. A livello economico Boric si è preso la responsabilità di eliminare le politiche neoliberiste, oggi radicate nel paese.
I prossimi quattro anni vedranno iniziare questo processo, aumentando le tasse alle persone maggiormente benestanti per combattere le disuguaglianze. Il presidente eletto ha anche promesso per promuovere la protezione dell’ambiente di bloccare un controverso progetto minerario che potrebbe distruggere le comunità e l’ambiente circostanti.
Boric ha anche promesso di espandere i diritti sociali, riformando il sistema pensionistico e sanitario del Cile, nonché riducendo la settimana lavorativa da 45 a 40 ore e aumentando gli investimenti ecologici. Inoltre il neo presidente eletto si è impegnato a decentralizzare le istituzioni in Cile, aumentare la spesa pubblica e come mai prima d’ora a includere maggiormente nella società e nel mondo del lavoro donne e popoli indigeni.
Il neo presidente vuole rendere i diritti idrici attualmente di proprietà privata una risorsa pubblica o comune. Inoltre per porre fine alle violenze nelle strade è diventato uno dei sostenitori più accesi di un patto tra i partiti politici del novembre 2019.
Una delle più grandi sfide che aspetta Gabriel Boric sarà quella di unire i milioni di cileni che lo hanno votato, visto che per molti questo risultato elettorale è stato la conclusione naturale delle proteste sfociate nel 2019 e iniziate a causa di un aumento dei costi di trasporto che hanno colpito tutti. Un anno dopo da questi fatti è uscito un nuovo leader che i cileni hanno votato per modificare la costituzione e renderla più nuova e più inclusiva.