Cile. Pinera batte le sinistre e torna ad essere presidente

di Guido Keller

A scrutinii quasi terminati il magnate Sebastian Pinera risulta essere saldamente in testa (54%) sullo sfidante di centrosinistra Alejandro Guillier. Pinera si riconferma quindi presidente, dopo che già aveva rivestito la medesima carica dal 2010 al 2014, preceduto e succeduto dalla socialista Michelle Bachelet. Gullier poteva contare su una coalizione di sei partiti, ma non è da oggi che le sinistre in Cile sono in crisi, specie dopo gli scandali scoppiati attorno alla Bachelet, la cui nuora, Natalia Compagnon, è rimasta impigliata in un processo per evasione e il cui figlio, Sebastian Davalos, è indagato per traffico di influenze per aver usato il proprio cognome al fine di ottenere prestiti e favori. Oltre a questo le sinistre hanno pagato una situazione economica di ristagno da quattro anni, per cui agli occhi di una buona parte degli oltre 14 milioni di elettori cileni Bachelet ha mancato i suoi obiettivi. A cominciare dall’istruzione universitaria, per cui il 60 per cento degli studenti potranno frequentare gli studi senza pagare, ma molti altri si trovano oggi strangolati dai prestiti delle banche; poi vi è il nodo pensioni: la precarietà dei posti di lavoro ha comportato il mancato versamento da parte di molti lavoratori delle quote dei fondi pensione, per cui lo Stato si è dovuto far carico di tutto erogando assegni da fame; nel 2017 il Pil ha avuto una crescita debolissima, pari all’1,4%, nonostante da sempre il Cile sia uno dei paesi economicamente meglio messi dell’America Latina, con grandi ricchezze naturali ed un tasso di istruzione più alto che altrove, spesso però concentrato nelle classi medio-alte.
Al contrario di quanto avevano prospettato gli analisti, al secondo turno non c’è stato un testa a testa, e lo stesso Gullier ha già riconosciuto la vittoria di Pinera congratulandosi con lui.
Pinera entrerà in carica dal primo marzo, e da campagna elettorale si propone di intervenire sulle pensioni, di abbassare le tasse alle imprese, di arrivare a un’istruzione universitaria gratuita per tutti e di riformare la sanità.
Un cerchio difficile da far quadrare nel Cile di oggi, anche perché la sua coalizione di centrodestra è al momento minoritaria in Parlamento, ma a suo favore potrebbero giocare la crescita del Pil, data nel 2018 al 2,8%, e soprattutto la possibile ripresa del prezzo del rame, la cui estrazione rappresenta per il paese latinoamericano un vero e proprio volano per l’economia.