di Paolo Menchi –
Con i dati relativi al mese di aprile che sono stati diffusi nei giorni scorsi, il Cile è entrato nel gruppo dei 25 paesi del mondo che hanno un tasso di inflazione annuo a due cifre, registrando il 10,5%.
Al primo posto di questa poco piacevole classifica troviamo il Venezuela con il 222%, ma la regione latino-americana è ben rappresentata anche da Argentina al quarto posto (58%) seguita dal Brasile (12,1%) e dal Paraguay (11,8%).
Il tasso di inflazione del Cile è il più alto dal 1994 e certamente ha contribuito ad innalzarlo la congiuntura internazionale, soprattutto con l’aumento del prezzo dei carburanti; bisogna però ammettere che anche nel 2021 il Cile aveva raggiunto livelli inflazionistici che non toccava da 14 anni, probabilmente a causa degli aiuti dello stato a seguito della pandemia e della chiusura di tre fondi pensione che hanno inondato di liquidità il mercato, accompagnati da un tasso di crescita che ha superato l’undici per cento.
La risposta della Banca centrale è stata di un forte aumento dei tassi di riferimento, passati in due anni dallo 0,5% al 8,5% per cercare di controllare l’inflazione e raffreddare la spinta economica.
La posizione del nuovo governo guidato da Boric rimane quella di un controllo attento dei prezzi con un reindirizzamento degli aiuti verso i settori più bisognosi, intervenendo sul costo dei trasporti, aumentando i sussidi per le famiglie in difficoltà, innalzando il salario minimo fino a 500 dollari, attuando una riforma tributaria che tuteli i più poveri e prendendo alcune misure volte ad aumentare i livelli occupazionali.
Nel frattempo pare giunta quasi alla conclusione la redazione della nuova Costituzione, che sostituirà l’attuale in vigore dai tempi di Pinochet, iniziata circa un anno fa con l’elezione a suffragio universale dei 154 membri costituenti.
Sembra che dopo 103 sedute sia finalmente pronta la bozza della nuova Carta che verrà consegnata nei prossimi giorni alla Commissione di armonizzazione per gli ultimi ritocchi.
Si tratta di 499 articoli con una linea comune che tende ad aumentare i diritti sociali e facilitare l’accesso all’istruzione e alla salute pubblica, che tutela la parità di genere, la salvaguardia ambientale e i diritti delle popolazioni indigene, per la prima volta riconosciute all’interno di una costituzione.
Nelle prossime settimane ci saranno una serie di step che, se non ci saranno intoppi, porteranno ai primi di luglio alla presentazione ufficiale al pubblico del testo finale.
L’ultima tappa si svolgerà nel mese di settembre con il referendum che, se avrà esito positivo, permetterà alla nuova costituzione di entrare immediatamente in vigore e sostituire finalmente quella nata durante la dittatura.