Cile. Santiago accusa il regime di Maduro: il caso Ronald Ojeda e l’ombra del Tren de Aragua

di Giuseppe Gagliano –

Un anno dopo il brutale omicidio di Ronald Ojeda, ex ufficiale venezuelano rifugiato in Cile e dissidente politico, emergono accuse dirette contro il regime di Nicolás Maduro. Secondo le autorità cilene, citate da El País, il governo venezuelano avrebbe ordinato l’eliminazione di Ojeda, affidando l’incarico alla potente organizzazione criminale del Tren de Aragua.
L’indagine ha portato a un nuovo sviluppo nelle ultime ore: le autorità colombiane hanno catturato Luis Alfredo Carrillo Ortiz, presunto membro del gruppo criminale e ricercato dal Cile per il suo presunto coinvolgimento nel rapimento e nell’omicidio di Ojeda. Un arresto che potrebbe aprire nuovi scenari e confermare l’inquietante legame tra Caracas e la criminalità organizzata transnazionale.
Ronald Ojeda era un ex ufficiale della Guardia Nazionale Bolivariana fuggito in Cile dopo aver rotto con il regime di Maduro. La sua opposizione al governo di Caracas lo aveva trasformato in un bersaglio. Il 21 febbraio 2024, un commando travestito da agenti della Polizia Investigativa cilena (PDI) fece irruzione nel suo appartamento di Santiago, sequestrandolo davanti alla sua famiglia. Il suo corpo fu ritrovato giorni dopo, sepolto in una cassa di cemento.
L’operazione portava il marchio di una vera e propria esecuzione, ben lontana dalle dinamiche di un delitto ordinario. Le autorità cilene, in un primo momento caute, hanno progressivamente ricostruito un quadro più ampio: il Tren de Aragua, una delle gang criminali più temute del Sud America, non avrebbe agito da solo, ma su mandato diretto di Caracas. Se questa tesi fosse confermata, ci troveremmo di fronte a un caso di eliminazione extraterritoriale di un oppositore politico, un’azione tipica di regimi autoritari come quello russo o iraniano.
Il Tren de Aragua è nato all’interno delle carceri venezuelane, per poi trasformarsi in un’organizzazione transnazionale con ramificazioni in Colombia, Ecuador, Perù e Cile. Inizialmente dedito al narcotraffico e al contrabbando, oggi è un attore chiave nella gestione del crimine organizzato in Sud America, con un modus operandi che include estorsioni, sequestri e omicidi su commissione.
Se Maduro avesse davvero affidato al Tren de Aragua l’assassinio di Ojeda, sarebbe la conferma di una pericolosa simbiosi tra il potere politico venezuelano e la criminalità organizzata. Non sarebbe neanche il primo caso: già in passato, ex funzionari venezuelani avevano denunciato la crescente dipendenza del regime da gruppi paramilitari e gang criminali per mantenere il controllo interno ed eliminare oppositori all’estero.
Il caso Ojeda si inserisce in un contesto più ampio, in cui il Cile sta affrontando un’escalation della criminalità importata dal Venezuela. L’espansione del Tren de Aragua ha destabilizzato la sicurezza interna del Paese, mettendo in difficoltà l’amministrazione del presidente Gabriel Boric, che ora si trova costretta a fronteggiare non solo la criminalità organizzata, ma anche un possibile scontro diplomatico con il regime di Maduro.
L’arresto di Luis Alfredo Carrillo Ortiz in Colombia potrebbe rivelarsi un tassello chiave nell’inchiesta. Se il detenuto confermerà le accuse, il Cile potrebbe trovarsi di fronte alla necessità di una risposta dura nei confronti del Venezuela. Uno scenario che aprirebbe la porta a nuove tensioni regionali, mentre il regime di Maduro continua a negare qualsiasi coinvolgimento.
Nel frattempo il caso Ojeda rimane un monito inquietante: la lunga mano del regime venezuelano potrebbe non fermarsi ai suoi confini, e per i dissidenti in esilio, nessun Paese sembra più essere un rifugio sicuro.