Cile. Tassi in aumento per combattere l’inflazione

di Paolo Menchi

Il governo cileno ha deciso di aumentare di 75 punti base il costo del denaro portandolo al 9,75%, un livello che non si vedeva dal 2001, con l’obiettivo di contenere l’inflazione che ha toccato il 12,5%, il valore più alto dal 1994.
La decisione segue un aumento degli stessi punti base da parte della Federal Reserve statunitense, decisione che ha inasprito le tensioni finanziarie internazionali e la cui conseguenza immediata in Cile è stata quella di deprezzare la moneta locale del 19% nei confronti del dollaro, dalla metà di giugno la peggior performance mondiale insieme a quella del peso colombiano e del rublo russo.
Il problema dell’aumento dell’inflazione sta colpendo tutti i paesi a causa soprattutto della congiuntura internazionale, pesano in particolar modo la guerra in Ucraina ma anche l’aumento massiccio dei contagi da Covid in Cina.
Il Cile soffre anche della diminuzione del prezzo di alcune materie prime di cui è grande esportatore, in particolar modo il prezzo del rame è sceso del 22% per timore che la recessione nei paesi sviluppati ne freni la domanda.
Dopo aver aumentato i tassi nove volte nel corso dell’ultimo anno, il governo prevede che possano esserci altri incrementi per raggiungere l’obiettivo di riportare l’inflazione ad un 3% entro due anni, chiaramente tutto dipende da come si evolverà il quadro internazionale.
I settori più colpiti dall’aumento dei prezzi sono quello dei trasporti e quello alimentare.
Il presidente Boric ha annunciato nei giorni scorsi un pacchetto di aiuti del valore di 1,2 miliardi dollari a favore delle famiglie più bisognose che hanno visto ridursi notevolmente il potere di acquisto anche per i beni di prima necessità e per il riscaldamento (in questo momento in Cile è pieno inverno).
Previsto un buono di 120.000 pesos (circa 120 dollari) per oltre 7,5 milioni di persone su un totale di 19 milioni di abitanti, la proroga dei sussidi straordinari fino a fine anno e i congedi parentali allungati fino a settembre.
Oltre ai provvedimenti in materia economica, il governo Boric sta cercando di attuare misure valide per contrastare l’aumento massiccio della violenza dovuta probabilmente anche all’incremento dell’uso delle armi e dello sviluppo dei settori del narcotraffico, del contrabbando e della gestione del traffico degli emigranti clandestini.
Il “Plan nacional de seguridad” prevede una trentina di iniziative, tra le quali la creazione di un ministero per la Sicurezza, la riforma della polizia ed un aumento dei poteri dei singoli comuni in materia di lotta alla violenza.