Cina. Accuse a Washington “bullismo commerciale”

di Francesco Cirillo

Per l’opinione pubblica cinese la guerra commerciale è l’ennesimo atto di bullismo statunitense che l’amministrazione Trump sta imponendo nelle relazioni commerciali con Pechino. IL People’s Daily , giornale vicino al governo di Pechino, ha affermato che le tariffe siulle merci imposte dagli Usa mostrano la perdita di razionalità della classe dirigente di Washington.
In Cina d’altro canto vedono le risposte del governo di Xi come una reazione legittima alle azioni destabilizzanti della presidenza Trump; per alcuni le contromisure cinesi sono azioni necessarie per proteggere gli interessi nazionali in una guerra commerciale pericolosa, e per molti la Casa Bianca rischia di autodistruggere la propria economia laddove la troppa fiducia avrebbe annebbiato le decisioni del presidente Trump.
Per la Cina questa guerra commerciale, iniziata da Washington con i dazi sull’alluminio e sull’acciaio, potrebbe causare enormi danni al sistema economico internazionale per via dell’interconnessione che caratterizza l’attuale struttura commerciale.
Tutte le economie del mondo, nonostante le loro differenze strutturali, sono integrate in un sistema industriale ed in uno monetario, rendendole dipendenti tra di loro sia per quanto riguarda la reciproca prosperità economica, sia per gli eventuali rischi di recessione economica o di destabilizzazione portati in auge da una guerra commerciale Usa-Cina.
Diversi membri della comunità internazionale hanno espresso preoccupazione per la guerra commerciale in atto, ed il capo del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha dichiarato che gli Usa saranno direttamente responsabili per i futuri impatti negativi che essa riverserà sul sistema commerciale globale.
Pechino ha confermato che reagirà alle misure dei dazi, ma ha anche reso nota la disponibilità a collaborare con la comunità internazionale per garantire la stabilità del sistema commerciale internazionale e a combattere il “bullismo statunitense”.