Cina. Accuse all’occidente per il G7 e il vertice Nato

di Enrico Oliari

Uno dei temi comuni trattati nei vertici che si sono seguiti nell’arco di pochi giorni, cioè Consiglio europeo, Consiglio europeo Esteri, Consiglio europeo Difesa, G7 in Germania e riunione Nato in Spagna, è stato quello dell’espansionismo politico, commerciale e militare della Cina. Sono passati solo tre anni dalla disponibilità dell’Italia e di altri paesi dell’Ue a interfacciarsi con la Cina per la Nuova Via della Seta, posizioni che allora avevano fatto infuriare Bruxelles, ma in quest’arco di tempo sono cambiati gli scenari geopolitici e non è remota la possibilità che l’Esercito di Liberazione cinese possa invadere Taiwan sulla scia di quello che sta avvenendo con la Russia in Ucraina. Con la differenza che la Repubblica di Cina non è un paese riconosciuto dalla comunità internazionale.
Se la Nato ha dato un implicito altolà a Pechino per la questione di Taiwan e per le manovre militari con tanto di creazione di isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale, al G7 è stato messo lì un piano di 600 miliardi di investimenti per contrastare il neocolonialismo cinese nel mondo, in particolare in Africa.
Ad esprimere entusiasmo per l’iniziativa è stata la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, la quale ha parlato di “impulso potente e positivo per far sapere ai nostri partner in via di sviluppo che hanno una scelta”, e difatti molti paesi non riescono a pagare i debiti per le infrastrutture costruite dalla Cina ed in alcuni casi si trovano costretti a cedere grandi porzioni di territorio trasformate poi in monoculture (cosa che causa l’impoverimento della popolazione e che è una delle principali cause della migrazione in Europa), e persino pezzi di sovranità politica.
La risposta cinese all’iniziativa del G7 è stata caustica, con accuse nei confronti dei 7 leader di essere ricorsi “ancora una volta alla narrativa della ‘democrazia contro l’autoritarismo’, interferendo in modo grave negli affari della Repubblica Popolare Cinese”. In una nota emessa da Pechino si legge infatti che “la Cina è stata attaccata e diffamata, e verso di noi sono stati incitati sentimenti conflittuali”.
Il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha detto anche che la cosa “è la dimostrazione che il G7 non intende portare avanti il dialogo e la cooperazione sulla base dell’uguaglianza e del rispetto, preferendo la mentalità della Guerra Fredda, il pregiudizio ideologico e impegnandosi in politiche sugli interessi dei piccoli circoli”.