Cina. La presenza politica, economica e commerciale in America Centrale

di Alberto Galvi

La Cina sta usando aiuti e investimenti per aumentare la sua presenza in America centrale, ponendo una sfida al dominio diplomatico degli Stati Uniti nella regione. L’interesse della Cina è guidato in parte dalla sua rivalità per il riconoscimento diplomatico con Taiwan, ma Pechino ambisce di soppiantare gli Stati Uniti come potenza dominante a livello globale.
Oggi ad essere influenzati dalla diplomazia di Pechino sono Panama, El Salvador e Nicaragua, paesi che hanno trasferito il riconoscimento diplomatico da Taiwan alla Cina dal 2017. Così anche la vicina nazione insulare caraibica della Repubblica Dominicana. Invece fanno parte della sfera di influenza degli Stati Uniti Costa Rica, Honduras, Guatemala e Belize. L’azienda americana Microsoft ha dichiarato nel dicembre 2021 che organizzazioni private e pubbliche della Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Honduras e Panama erano state prese di mira da hacker sostenuti da Pechino.
La Cina, attraverso aiuti di ogni tipo, sta persuadendo sempre più paesi dell’America centrale e dei Caraibi a stabilire relazioni formali. Un altro obiettivo degli sforzi della Cina nella regione è quello di espandere la BRI (Belt and Road Initiative) in America centrale come spinta a svolgere un ruolo più importante sulla scena globale. In America centrale l’influenza cinese non è così pronunciata come altrimenti sarebbe poiché Belize, Guatemala e Honduras riconoscono Taiwan. Ciò preclude qualsiasi investimento da parte cinese.
Nel dicembre 2021 Cuba è diventata l’ultimo paese ad aderire all’iniziativa BRI della Cina. La Giamaica si è unita nel 2019 seguendo Trinidad e Tobago, Suriname, Guyana, Antigua, Barbados, Dominica, Grenada e Repubblica Dominicana. Le Bahamas, pur essendo destinatario di investimenti cinesi, non hanno aderito alla BRI. St. Lucia, St. Kitts e Nevis, Haiti, St. Vincent e Grenadine riconoscono Taiwan e non la Cina.
La Cina ha anche aumentato i suoi investimenti nelle risorse naturali in America centrale e nel bacino dei Caraibi, ma non è in procinto di sostituire gli Stati Uniti come attore principale esterno in America centrale. Il presidente salvadoregno Nayb Bukele è stato il primo ad adottare il bitcoin come valuta ufficiale, con risultati potenzialmente disastrosi, ma la valuta effettiva della nazione rimane il dollaro Usa.
Altri paesi hanno le proprie valute, ma il dollaro è accettato felicemente nei mercati, tranne in Costa Rica. Nazioni come Panama e Costa Rica sono fin troppo consapevoli che la Cina li sta corteggiando non solo per isolare Taiwan, ma anche per trarne profitto commerciale. Il Messico non è membro della BRI cinese, anche se è il principale partner commerciale della Cina in America Latina, mentre Panama nel 2018 ed El Salvador nel 2019 hanno aderito alla BRI cinese.
La maggior parte dei paesi dell’America centrale non ha alcun interesse ad avere problemi con gli Usa, ma stanno concedendo troppo alla Cina. Anche nel caso del Nicaragua, se dovesse mai ottenere un proprio porto in acque profonde di costruzione cinese, probabilmente il presidente Manuel Ortega ci penserebbe due volte prima di consentire alla marina cinese di usarlo per scopi diversi da quelli commerciali.
Intanto la Cina e i paesi della CELAC (Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi) hanno firmato un accordo per il triennio 2022-2024 per rafforzare la cooperazione economica, affinché la potenza asiatica aumenti la sua presenza nella regione. La CELAC è un meccanismo di dialogo intergovernativo composto da tutti i 33 paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Negli ultimi due decenni i legami tra Cina e America Latina e Caraibi sono cresciuti a livello commerciale, in particolare nel periodo che va dal 2000 al 2020.