Cina. Le flotte pescherecce cinesi minacciano il settore ittico del Perù e dell’Ecuador

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Negli ultimi mesi le grandi flotte pescherecce cinesi che operano lungo la costa del Pacifico hanno suscitato le preoccupazioni di diversi Paesi sudamericani per il loro ingresso nelle acque di queste nazioni.
La questione ha preoccupato in particolar modo il Perù e l’Ecuador che hanno entrambi grandi flotte di pesca e dipendono fortemente dal settore ittico ed in particolare quello dei frutti di mare per il sostentamento interno e per le esportazioni.
Entrambi i Paesi beneficiano al largo della costa del Pacifico del Sudamerica della corrente di Humboldt, una corrente d’acqua fredda e ricca di sostanze nutritive necessarie per ogni specie ittica del mare.
Questa corrente aiuta a nutrire una delle zone di pesca più produttive del mondo, spaziando dal nord del Cile, dalla costa del Perù e vicino alle isole Galapagos. La flotta di navi cinesi è presente da anni nell’Oceano Pacifico, a seconda dei modelli di migrazione dei calamari.
Quest’anno, le flotte pescherecce cinesi hanno minacciato la sicurezza della fonte di cibo nel mare e negli oceani di tutto il mondo e ce ne sono diverse centinaia anche in nazioni come l’Australia, la Nuova Zelanda e in zone come l’Africa orientale e l’Oceano indiano. Molte navi cinesi che trascorrono lunghi periodi in mare sono state segnalate per violazioni dei diritti umani.
La flotta cinese è composta da una vasta e complessa rete di imbarcazioni che comprendono centinaia di navi fornitrici di carburante, barche da pesca, alcune delle quali anche non registrate.
Al limite meridionale delle acque territoriali delle Isole Galapagos, la vasta flotta cinese ha registrato in un solo mese ben 73mila ore di pesca, mentre centinaia di barche hanno perlustrato il mare trascinando con sé migliaia di tonnellate di calamari e pesci.
Il ministero degli Esteri del Perù ha espresso preoccupazione quando una motovedetta della marina peruviana, che sorveglia i limiti delle acque territoriali dalla costa, ha segnalato la flotta cinese appena fuori delle loro acque territoriali. All’inizio della scorsa settimana, un volo di ricognizione ha rilevato che le navi cinesi non avevano violato i limiti, che sono secondo la Law of the Sea di 200 miglia nautiche.
Il governo peruviano ha approvato ad agosto una legge che impone alle imbarcazioni locali e straniere che operano al largo della costa di utilizzare apparecchiature GPS (Global Positioning System) e SISESAT (Sistema de seguimiento satelital de embarcaciones), un sistema di localizzazione satellitare per le navi.
Lo scorso giugno, circa 340 grandi pescherecci cinesi si sono avventurati nelle acque vicino all’Ecuador, provocando proteste per possibili minacce alle Isole Galapagos, patrimonio mondiale dell’UNESCO (United Nations Educational Scientific and Cultural Organization) e dimora di molte specie uniche di animali protetti.
Queste navi sono state accusate di aver spesso disattivato i loro sistemi di identificazione automatica basati su satellite e di essere entrate nella EEZ (Exclusive Economic Zone) dell’Ecuador, anche se nessuna nave della flotta peschereccia cinese è entrata nelle acque ecuadoriane mentre operava vicino alle Galapagos.
Le economie del Perù e dell’Ecuador dipendono fortemente dalla pesca dei frutti di mare. Entrambi i Paesi affermano che le mega flotte pescherecce cinesi stanno minacciando la sicurezza della loro fonte di cibo.
Secondo le statistiche della Banca mondiale, i due Paesi sudamericani nel 2018 hanno catturato 4,5 milioni di tonnellate di pesce, quasi quanto gli Usa, mentre lo stesso anno la Cina ne ha raccolto il 25 per cento in più. Il suo consumo di pesce rappresenta un terzo della quantità totale mondiale, con un tasso di crescita annuo del 6 per cento. La Cina è al primo posto nella domanda mondiale di frutti di mare.
Per anni, le segnalazioni di attività di pesca illegale hanno perseguitato i cinesi, i quali hanno promesso una politica di tolleranza zero nei loro confronti, proponendo una moratoria nell’area vicino alle Galapagos.
La moratoria è entrata in vigore a partire dal 1° luglio scorso, vietando per tre mesi a tutte le flotte pescherecce cinesi di pescare in alto mare nell’Atlantico sud-occidentale e nel Pacifico orientale.
In questi mesi la Cina sta rafforzando in modo significativo i regolamenti che disciplinano questi pescherecci, con una serie di nuove regole che sono entrate in vigore nel 2020 e che proseguiranno nel 2021, lasciando meno spazio alle attività illegali.